Troise sorridente dopo l'1-0 al Campobasso

Per l’Arezzo una vittoria meritata contro il Campobasso. Meritata e sofferta sia all’inizio del match che in avvio di ripresa, nonostante i molisani fossero già in dieci. Renzi e Guccione hanno dato il là agli assalti, prima che Troise decidesse di attaccare con quattro trequartisti e senza centravanti. Alla fine il gol è caduto dall’albero e sono arrivati tre punti nel segno della continuità: nove undicesimi di squadra c’erano già l’anno scorso, a un certo punto quattro/cinque giocatori di movimento su dieci c’erano già nell’anno della vittoria in serie D

ANALISI – Vittoria meritata per l’Arezzo. Meritata e sofferta, nonostante un Campobasso in dieci dal 22′ del primo tempo. Braglia aveva disegnato un 343 coriaceo, elastico, che in avvio di partita si era dimostrato reattivo ed efficace. Trombini non ha dovuto mai sporcarsi i guanti ma il possesso era a favore dei gialli molisani, che si muovevano con brio nonostante la caratura tecnica inferiore. Il rosso a Mondonico, con Pattarello abile a svicolargli dietro le spalle e poi a farsi mettere giù con una astuta copertura del pallone, ha spaccato la gara. La scossa ha prodotto lo spezzone più convincente degli amaranto, finalmente arrembanti e incisivi. Sono fioccate le palle gol, disinnescate da un Guadagno in serata di grazia e da alcuni episodi fortuiti (come quando la posizione irregolare di Gucci ha vanificato l’eurogol di Guccione).

TOP – Renzi e Guccione hanno dato il là agli assalti, ritagliandosi un ruolo cardine nel guadagnare metri di campo, consentendo alla squadra di annullare ogni possibile ripartenza e tenere l’area avversaria sotto pressione costante. L’Arezzo avrebbe meritato il gol che non ha trovato, esibendo comunque una incoraggiante predisposizione a muovere la palla da una parte e dall’altra, con i giocatori offensivi che Troise lascia liberi di svariare (anche Gucci) per non dare punti di riferimento e propiziare soluzioni poco prevedibili.

SVOLTA – Al rientro dagli spogliatoi, con Catanese fuori e Gaddini a dare ampiezza al gioco, la manovra si è paradossalmente involuta. La squadra ha abusato della palla sul terminale offensivo, consentendo al Campobasso di ridurre il gap legato all’inferiorità numerica e di difendersi con successo. A parte un tiro di Mawuli fuori di poco, là davanti non scoccava la scintilla. Troise allora ha sparigliato le carte, rinunciando al centravanti per giocare con quattro trequartisti, uno dei quali (Iori) impiegato da falso nove. Difficile dire se sia stato questo riassetto tattico a produrre il gol o se invece sia stato il gol, nato anche da un erroraccio del portiere, a rendere più efficace il sistema di gioco. Fatto sta che l’Arezzo ha preso campo e avrebbe potuto raddoppiare, evitandosi qualche ansia nella lunga zona Cesarini.

UNIONE – Siamo all’alba della stagione e tanta acqua deve passare sotto i ponti. Un dato è importante: l’Arezzo di domenica giocava con nove undicesimi della squadra dell’anno scorso, a un certo punto quattro/cinque giocatori di movimento su dieci c’erano già nell’anno della vittoria in serie D. La continuità è una risorsa che porta affiatamento, amalgama, risultati. Per troppi anni in questa piazza si è scelta la strada opposta, cedendo al fascino traditore della novità a tutti i costi. Adesso si è invertito il trend, per fortuna di Troise e nostra.