Atmosfera insolita a Chiavari, che forse ha spento un po’ di ardore amaranto nella ripresa, come se il gol del pari fosse dovuto arrivare da solo. Bucchi ha ruotato gli uomini a disposizione, rinunciando in un colpo solo a tre pilastri come Chiosa, Guccione e Pattarello. In ogni caso, di fronte c’era una corazzata che ha confermato la bontà del suo primato. L’Arezzo adesso non può più arrivare al terzo posto, può agguantare il quarto, deve difendere il quinto. L’allenatore è ottimista sul futuro e non è un sentimento infondato
I SE E I MA – Atmosfera insolita a Chiavari, in una partita sui generis in cui l’Arezzo ha creato di più ma ha beccato due gol bizzarri, uno dei quali per una papera più unica che rara di Trombini. Il clima di festa, cominciato già prima del fischio d’inizio grazie alla sciagurata sconfitta della Ternana contro il Milan Futuro, ha lenito gli ardori amaranto? Boh, forse. O forse no. Nel primo tempo, in verità, la squadra non è andata male. E senza lo svarione che è costato lo 0-1, i novanta minuti avrebbero preso un’altra piega. Semmai è mancata la garra nella ripresa, quando era logico attendersi una reazione di carattere. Lì l’Arezzo è venuto meno, quasi che il gol dovesse arrivare perché le partite dove c’è un risultato che accontenta entrambi i contendenti vanno tutte con quel canovaccio. Non è successo e l’Entella si è presa l’intera posta. Peccato.
ROTAZIONI – Bucchi, per la prima volta sotto la sua gestione, ha fatto ricorso al turn over, cambiando sei undicesimi di squadra rispetto al recupero di mercoledì a Pescara. Una scelta che ci stava, considerando che si trattava della terza gara in otto giorni. Se il rimescolamento degli uomini abbia influito sul risultato, è difficile dirlo dato che nel calcio, come noto, la riprova non c’è mai. Di sicuro rinunciare in contemporanea a tre pedine fondamentali come Chiosa, Guccione e Pattarello (squalificato) il suo peso l’ha avuto. E qualche dubbio rimane.

CORAZZATA – Tra le varie considerazioni da mettere in tavola, ci sono i meriti dell’Entella. I giocatori di Gallo avranno anche avuto qualche calice di champagne nell’ugola ma in campo hanno giocato senza sconti, confermando la bontà del loro primato: difesa tosta, centrocampo di qualità e quantità, coralità di manovra, fisicità, vento alle spalle come nelle annate magiche. Se la prestazione dell’Arezzo è stata meno convincente delle ultime, è anche perché di là ci stava una squadra forte. La più forte.
CLASSIFICA – L’Arezzo non può più arrivare terzo (la Torres è a +7), potrebbe ancora scavalcare al quarto posto il Pescara (adesso a +3), deve comunque difendere la quinta posizione perché la Vis Pesaro è a -2 e il Pineto a -3. Restano da affrontare Lucchese in casa e Pianese fuori, partitacce contro avversarie che, per motivi diversi, venderanno cara la pelle. Gli amaranto comunque sono padroni del proprio destino e l’ottimismo di Bucchi non è infondato, anche perché la squadra è quella che ha pareggiato meno nel girone. Ai playoff quest’attitudine può tornare buona.
SPES ULTIMA DEA – Diciamo che, tra le 12 sconfitte di quest’anno in campionato, quella di Chiavari è la meno urticante. Di fronte c’era un avversario tanto solido in campo e in società, quanto “leggero” a livello di pubblico: festa partecipata e strameritata ma contenuta, celebrata senza l’enfasi che ci sarebbe da noi. Come a Ferrara nel 2016, siamo stati ospiti al banchetto altrui, non senza un pizzico d’invidia. La ruota, prima o poi, girerà (speriamo).