In questo sabato che precede l’esordio casalingo della nuova stagione, l’Arezzo compie 99 anni. “Tormento ed estasi” recitava un vecchio due aste esibito sugli spalti per celebrare la prima promozione in B. Era il 1966 e quei tifosi non sapevano che il tormento sarebbe proseguito copioso anche in seguito, mentre l’estasi avrebbe fatto capolino solo ogni tanto.
Ma l’Arezzo ha comunque una storia colma di cose belle. Grandi presidenti, direttori sportivi con l’occhio lungo, allenatori di successo, calciatori che hanno fatto battere i cuori e le mani. Da noi non è mancato niente, se non la fortuna in alcuni crocevia decisivi e un’attitudine imprenditoriale allo sport che rappresenta uno dei grandi rimpianti per la tifoseria. L’altro è la serie A, sfiorata in due o tre circostanze, inseguita più volte e mai raggiunta.
Oggi che comincia ufficialmente il conto alla rovescia verso il centenario, l’Arezzo è segnato dalle difficoltà delle ultime stagioni ma fiducioso di recuperare una dimensione più consona al suo blasone. Il popolo amaranto, diffidente e passionale in egual misura, si aspetta molto perché molto offre a chi indossa questa maglia e rappresenta questi colori.
Di avversità, dal 1923 in poi, ce ne sono state a iosa. Nel calcio la strada è in salita dappertutto, ad Arezzo un po’ di più. Mai è venuta meno, però, la speranza che domani sarà migliore. Ed è con questo squarcio di ottimismo che salutiamo i messaggi di auguri di alcuni ex amaranto. Qua hanno vinto e perso, conservando un legame forte con una piazza che, a ben guardare, avrebbe meritato dagli dei del pallone un trattamento migliore.