La scelta del dg Giovannini, anticipata in conferenza stampa, non è stata casuale. Sono della regione i tre portieri, cinque difensori, due mediani (compreso l’aretino Settembrini) e un attaccante, ai quali va aggiunto tutto lo staff tecnico. Salvo novità clamorose, saranno otto le partite contro avversari corregionali. Chiamarli derby sarebbe esagerato, ma un po’ di campanile non mancherà di sicuro
Al di là degli aspetti tecnici, ancora da sviscerare compiutamente, l’Arezzo ha cambiato rotta anche riguardo i criteri con cui è stata selezionata la rosa a disposizione di Indiani. Il dg Giovannini, nel giorno della sua presentazione, fu molto chiaro: “Non servono necessariamente giocatori che abbiano già militato in questo girone di serie D, l’importante è che abbiano qualità. Semmai cercheremo gente che non viene da lontanissimo perché questo ci consentirà di gestire meglio la logistica e ammortizzare le spese“.
L’hotel Galileo Palace, a questo proposito, è già in funzione come quartier generale per il ritiro ed è destinato a ospitare i calciatori di prima squadra e giovanili anche durante l’inverno. Alcuni, abitando a distanze accessibili in auto, a volte faranno i pendolari. L’Arezzo è in serie D e l’obiettivo, oltre a vincere il campionato, è anche quello di contenere i costi, in linea con la categoria.
Non è un caso che Giovannini, quindi, abbia messo in organico 11 toscani sui 23 calciatori totali (toscano anche tutto lo staff), fermo restando che il primo requisito messo a fuoco è stato il valore tecnico. I portieri, per esempio, sono tutti del Ganducato: Falsettini è di Bagno a Ripoli, Viti di San Miniato, Di Furia di Certaldo.
En plein quasi totale in difesa: Bruni è di Poggibonsi, Poggesi di Reggello, Polvani di Pistoia, Risaliti di Prato. Toscano anche Martucci così come il jolly Lazzarini, mentre l’attaccante Gaddini è di Lucca. L’elenco, dulcis in fundo, si chiude con capitan Settembrini, aretino di Montagnano che da casa allo stadio ci mette il tempo di una sigaretta.
La toscanità può rappresentare un valore aggiunto in un torneo che l’Arezzo è condannato a vincere e dove le partite contro formazioni corregionali saranno molte (salvo clamorosi rimescolamenti nella composizione dei gironi).
In squadra, scorrendo l’Italia da nord a sud, troviamo troviamo un piemontese (Castiglia è di Ceva, provincia di Cuneo), un ligure (Bianchi è spezzino), un friulano (Damiani è nato a Tolmezzo, provincia di Udine), un veneto (Pattarello è di Dolo, nel veneziano), due umbri (Lorenzini e Pericolini), due laziali (Castaldo e Zona), un pugliese (Forte è foggiano di nascita ma risiede in Emilia da tempo) e un siciliano (Convitto ha avuto i natali a Partinico, provincia di Palermo).
Completano il quadro Boubacar e Diallo. Maliano il primo, liberiano il secondo, hanno passaporto extracomunitario e in serie C potrebbero giocare soltanto vincendo il campionato con l’Arezzo. In quel caso si aprirebbero anche per loro le porte del professionismo, che sarebbero invece rimaste sbarrate in caso di ripescaggio.
Giusto per curiosità: salvo cambiamenti di rotta, le toscane che sfideranno gli amaranto nella prossima serie D saranno probabilmente otto. Ecco le papabili: Cascina-Ponsacco, Figline, Follonica Gavorrano, Grosseto, Pianese, Poggibonsi, Sangiovannese, Scandicci e Terranuova Traiana. Chiamarli derby sarebbe esagerato, ma un po’ di campanile non mancherà di sicuro.