Originario di Crevalcore, è un aretino d’adozione. Abita qua da quando approdò in amaranto per la stagione di serie B 1969/70, con Golia presidente e Tognon allenatore. Ala funambolica, ha raccontato la sua vita calcistica che lo ha portato fino alla serie A con il Bologna e alla maglia scambiata con il più forte giocatore di tutti i tempi
Classe 1947, originario di Crevalcore, Mauro Pasqualini è un aretino d’adozione nonostante abbia giocato in amaranto soltanto una stagione, nella serie B 1969/70. In quell’anno, che fu una sorta di trampolino per la sua carriera, c’erano Simeone Golia alla presidenza e Omero Tognon in panchina. Ala funambolica, tutto dribbling e fantasia, Pasqualini ad Arezzo si è sposato e fermato a vivere.
Nelle annate successive, il baffo ha indossato le maglie di Lucchese, Bologna, Cesena e Monza. Soprattutto con i felsinei, nel cui settore giovanile era cresciuto, si è tolto delle belle soddisfazioni, giocando insieme a campioni affermati come Giacomo Bulgarelli, Helmut Haller e Beppe Savoldi.
Nell’intervista rilasciata ad Amaranto Social Club, Pasqualini ha ripercorso i retroscena della sua vita da calciatore, dal rapporto tormentato con gli arbitri al colpo di fulmine con la moglie (aretina) conosciuta alla Upim di piazza San Jacopo, dalla serie A alla tournée negli Stati Uniti in cui ebbe modo di scambiare la maglia con Pelè dopo una partita con il Santos.
“La conservo a casa come un cimelio” – ha detto Pasqualini – “e il ricordo dei suoi complimenti è uno dei più belli per me, che ormai mi sento aretino a tutti gli effetti oltre che tifoso amaranto. Abito qua da cinquant’anni ed è una scelta di cui non mi sono mai pentito”.