Pagelle diverse dal solito per un’impresa che resterà nella storia. La mosca bianca Giovannini è da 9 in pagella, mister Indiani ha avuto ragione un’altra volta e prende 8.5. 9 anche a tutti i collaboratori della squadra. L’unica insufficienza è per il questore: botteghino chiuso, l’intera curva nord riservata a un manipolo di persone e tanti aretini rimasti fuori. Perché?

Vista la circostanza del tutto eccezionale (l’Arezzo nella sua storia centenaria non aveva mai vinto il campionato di serie D senza aiutini), stavolta anche le pagelle si adeguano alla bisogna. Saranno, insomma, pagelle diverse, anzi mai viste. Lo richiedono l’altezza del traguardo raggiunto, nonché lo spettacolo della Minghelli e sulle tribune, protagonisti al pari della squadra in campo e altre considerazioni non peregrine. Lo spettacolo sulle tribune ha fatto venire la pelle d’oca anche quel vecchio lupo di Toscana, concittadino di Spalletti, che pure di campionati ne ha vinti altri nove. “Si – ha confessato felice come un bambino colto con le mani nella Nutella – ma uno spettacolo del genere non l’avevo mai visto”. Nel caso, il nostro Toro Seduto (in panchina) non si riferiva al campo di gioco. Dunque non c’è dubbio alcuno, che il pubblico straordinario del Comunale, meriti di figurare nelle pagelle celebrative non di una giornata, né di un anno solo, ma dei cento anni dell’Arezzo calcio.

Con il Mago di Certaldo (parola della rosea), c’è un altro figlio di Toscana tra i grandi protagonisti di questa annata, tutto il contrario delle ultime due. È uno che ama stare in disparte, defilato se non nei momenti critici, ma che è il vero deus ex machina di questa annata. Inutile fare il nome, basta e avanza il cognome: Giovannini. Vero presidente? E poi c’è lui, Guglielmo Manzo, il primo protagonista, l’uomo che in un anno ha saputo ribaltare tutto, a cominciare da sè stesso. Manzo che non ne azzeccava una, quest’anno ha indovinato tutto, a cominciare dalla scelta dei collaboratori. Ora che Giovannini l’ha introdotto ai misteri del calcio, sembra un altro. Dopo il corso accelerato in materie calcistiche del cattedratico, parla anche come un libro stampato. Chi lo riconosce, metta un dito qui sotto. Perfino noi, che pure l’abbiamo sempre sostenuto (soli contro tutti) e che, per questo, ci siamo beccati anche dei cori dall’Aventino di San Cornelio, siamo sorpresi.

Anche la Minghelli, oggi nei cori, è cambiata almeno quanto il presidente, visto che il risultato, mette magicamente d’accordo anche gli inconciliabili. Ora la promessa di tornare dove eravamo è compiuta, ma il bello ha da venire. Guglielmo Manzo, presente al Comunale a vedere il debutto italiano di Maradona (estate 1984), da tifoso del Napoli innamorato di Arezzo da recluta alla Cadorna, non vuole minimante fermarsi qui. Noi invece, caro pres, sì. Sostiamo per gustare fino in fondo una giornata straordinaria, di quelle che capitano ogni morte di Papa, memorabile come si era sognata, gol di Kondaj a parte. Per una mezzoretta abbiamo rivisto anche vecchi fantasmi, ma poi la giornata ci ha fatto assaporare il gusto lungo della rimonta. È stata, insomma, la domenica quasi perfetta, nell’anno delle celebrazioni del Centenario. Il quasi? Una nota stonata in una giornata perfetta c’è e entra d’autorità anche nelle pagelle, del tutto inedite anche per questo fattore di una straordinaria domenica. Cominciamo, comunque, le pagelle ch’è l’ora, in ordine gerarchico come pretende il protocollo.

Guglielmo Manzo 9,5 Mezzo voto in meno di quello che merita, perché si può sempre migliorare e un margine occorre lasciarlo. Del resto è solo al primo anno di scuola da presidente, col quel cattedratico di Giovannini, che poi deve insegnare il mestiere anche a Nello e Zinci, due colonne della SS ed entrambi neo diesse. Anche per evitare certi scioglilingua, caro Manzo, è bene che l’Arezzo torni a chiamarsi US secondo la Storia, nell’anno del Centenario. No?

Paolo Giovannini 9 La “Mosca Bianca” meritava 10 e lode e sarebbe stato fatto Santo, se non avesse ciccato le due punte estive. Dev’essere stato di sicuro un colpo di calore, altrimenti non si spiega. Comunque Paolino nostro ha rimediato con il freddo. Per il resto ha azzeccato praticamente tutto e convinto l’alunno presidente a farlo entrare nel Cda e a fargli firmare un triennale, dopo Terranuova. Proprio qui, nel giorno più duro da digerire dell’anno, c’è stato il suo canto del cigno con l’Arezzo che ha fatto il pieno di punti (28 in 10 partite!) seminando la concorrenza come il grano.

Paolo Indiani 8,5 Il Mago di Certaldo, che oltre a Indiani e Spalletti ha dato i Natali anche a Boccaccio, le ha indovinate quasi tutte, al contrario di noi poveri cronisti, che se ne azzeccava una, neanche per sbaglio. Più ermetico di Montale, Ungaretti e Quasimodo messi insieme, ci ha crocefisso e deliziato con sedute e porte chiuse, pressing a tutto campo, toscanismi certaldesi, fuorigioco ed enigmi di formazione. Qualcuna non l’abbiamo ancora capita, ma lui sì. E ha avuto ragione, come ha sempre ragione chi vince, per giunta 10 volte.

Il Popolo Amaranto 10 Seimilatrecento paganti in serie D sono un lusso che poche piazze, anche più grandi della nostra, si possono permettere. È la passione di Arezzo per il calcio, che qui vanta una notevole tradizione, ma la città che conta non se n’è ancora accorta. Vedere, per credere, come è ridotto il nostro Comunale. Poi la Minghelli, è stata uno spettacolo nello spettacolo, che ha saputo farsi onore anche nei campetti di periferia, nei quali è stata costretta.

I collaboratori della SS Arezzo 9 Amministratori, tecnici, medici, fisioterapisti, massaggiatori, psicologi, allenatori, dirigenti, osservatori, magazzinieri. Tutti, dal primo all’ultimo, hanno saputo fare squadra e tutti hanno dato il loro piccolo, grande contributo al ritorno tra i professionisti dell’Arezzo calcio. Bravissimi e grazie, proprio a tutti.

I 22 amaranto 8 Diamo un voto di gruppo, come ai tempi dell’università. Il traguardo raggiunto è merito di tutti e ognuno dei 22, ha fatto la sua parte con grande professionalità. Lode soprattutto a chi ha giocato di meno, senza far mancare lo spirito, che trasforma un gruppo forte in una squadra vincente. Dunque, per l’occasione, non si fa differenze tra Over e Under, tra attaccanti e difensori, tra chi segna e chi non segna, tra chi canta e chi porta la croce. È un modo di rendere giustizia a tutti i protagonisti dell’impresa, che resterà nella storia amaranto e che, nell’anno del Centenario, vale doppio. Grazie a tutti i 22 protagonisti, anche di questo.

Il Signor Questore (Fate voi) È il quasi di una giornata perfetta. Manzo, vista la grande richiesta di biglietti, aveva proposto di far entrare (a proprie spese) in tribuna, i sei o sette sostenitori della Pianese presenti, per lasciare la curva ospiti agli sportivi aretini (che tali si sono sempre dimostrati anche in trasferta). Ma il questore (o la questora?) ha detto niet e ha chiuso in anticipo i botteghini di via Gramsci, per motivi di ordine pubblico. Così molti aretini sono stati privati di uno Spettacolo che si verifica ogni morte di Papa e la società amaranto ha avuto un danno economico, stimabile in circa 10.000 euro. Da cittadino, signor questore, le chiedo: i danni morali e materiali di una simile decisione del tutto inutile, li paga lei?