il direttore generale con la Coppa della vittoria del campionato

Il direttore generale ha dimostrato la capacità di tenere sempre la situazione in pugno, sia nei momenti di difficoltà che quando l’eccesso di entusiasmo poteva esporre a qualche rischio. Sostenibilità dei bilanci, sviluppo del settore giovanile, costruzione di una rosa competitiva per la serie C: il lavoro adesso si alza di livello. Ma stavolta, tenendo i piedi per terra, è giusto sognare

“Ooooooo quell’omino lì, quell’omino lì, quell’omino lì ci ha portato in C”. In un mix tra goliardia, ammirazione e riconoscenza, i tifosi amaranto nell’ultimo periodo hanno intonato questo coro dedicato a Paolo Giovannini, artefice della promozione e vero uomo della svolta per l’Arezzo. Bastò il suo arrivo, l’anno scorso, per rasserenare un ambiente turbato da due stagioni sgangherate, portate avanti spendendo tanto e raccogliendo zero.

La qualità migliore del direttore generale, alla fine, è stata proprio la capacità di tenere la situazione in pugno: con la squadra, con l’allenatore, con la tifoseria. Ha gestito i momenti difficili senza lasciarsi prendere dall’ansia del risultato, impresa tutt’altro che scontata in una piazza che con la serie D non ha mai avuto grande feeling. E’ stato saggio nel dosare l’entusiasmo che imperversava in città, sia all’inizio del campionato (sei vittorie consecutive), sia nel momento clou del girone di ritorno (otto successi di fila). Soprattutto, ogni sortita pubblica ha colpito nel segno, che si sia trattato di spiegare i perché dell’amichevole infrasettimanale con la Fiorentina piuttosto che un’operazione di mercato o il rendimento altalenante di qualche calciatore.

Dei rapporti di Giovannini con Manzo e Indiani si è già detto e scritto quasi tutto, nonostante si tratti di due relazioni diverse sotto molti aspetti, anche solo per il fatto che una è nata pochi mesi orsono e l’altra è consolidata da anni. Però, a oggi, sono entrambe robuste e fertili, tant’è che il gruppo di lavoro si è dimostrato affiatato e coeso anche quando si sarebbe potuta aprire qualche crepa.

E’ chiaro che nel calcio lo status quo cambia in fretta e l’anno prossimo, in qualche modo, si ripartirà per certi versi da zero. L’esperienza di questo torneo vinto con tre giornate d’anticipo è però molto importante e costituisce una base compatta su cui costruire il futuro. Per Giovannini, che è anche consigliere d’amministrazione del club, adesso si aprono nuove sfide: alimentare una politica di investimenti mirati, con l’obiettivo di conservare la sostenibilità dei bilanci e dilatare gli introiti derivanti da sponsorizzazioni, valorizzazione dei calciatori e plusvalenze di mercato; accompagnare le diverse anime dello staff tecnico verso un’altra stagione positiva per risultati sportiva e crescita tecnica dei tesserati; corroborare lo sviluppo di un settore giovanile sempre più competitivo; costruire una rosa in grado di ben figurare in serie C.

Sembrano i desiderata di un banalissimo libro dei sogni. Invece stavolta ci sono le condizioni per portare a termine il lavoro. E la novità, per il calcio di Arezzo, è grande così. Anche per questo, nell’anno del centenario, è giusto sognare. Con i piedi per terra, con equilibrio, ma senza imbarazzi.