Nell’Arezzo ci ha giocato ai tempi della serie B e ne ha allenato le giovanili. Soprattutto, è stato il direttore sportivo che portò Cosmi in amaranto e che costruì le squadre delle promozioni del 1996 e del 1998, scovando calciatori grazie a un fiuto incredibile. Classe ’48, biturgense di nascita, oggi con il pallone ha chiuso: “Non è più il mio calcio. Mi dedico alla fotografia e alla pittura ma i ricordi li conservo tutti nel cuore”

Luigi Falasconi, classe ’48, il talento lo conosce bene. Ne aveva tanto quando giocava, sapeva riconoscerlo quando andava in giro a cercare calciatori giovani, bravi con i piedi e con la testa sulle spalle. Aveva l’occhio lungo, il fiuto, l’intuizione che gli consentivano di discernere chi ci sapeva fare veramente e chi era solo un fuoco di paglia.

Nell’Arezzo dei primi anni ’90, quello che ripartì faticosamente dal Campionato Nazionale Dilettanti dopo la radiazione dell’Unione Sportiva, portò l’attitudine del talent scout e una banca dati artigianale e preziosissima insieme: centinaia di nomi appuntati a penna sull’agenda, con dati anagrafici, caratteristiche fisiche, doti tecniche di giocatori più e meno attempati visionati nel centro Italia.

L’Arezzo di Serse Cosmi, che tornò tra i professionisti nel 1996 e in C1 nel 1998, nacque tra le righe di quell’agenda: lo stesso Cosmi arrivò in amaranto grazie a Falasconi, che lo vide all’opera, ne apprezzò le doti e lo consigliò al presidente Francesco Graziani, il quale vinse l’iniziale scetticismo per poi benedire l’indicazione del suo direttore sportivo.

Falasconi ad Arezzo ci aveva anche giocato, nelle giovanili e poi in prima squadra, ai tempi della serie B sul finire degli anni ’60. Biturgense di nascita, in amaranto ha poi allenato le squadre del vivaio, puntando sempre su un’idea di sport semplice, fatto di passione, di valori veri e genuini. Anche per questo, a un certo punto, ha detto stop, chiudendo dentro un ripostiglio quel pallone che ne aveva accompagnato larga parte della vita.

“Adesso mi dedico alla fotografia, alla pittura – ha detto nell’intervista rilasciata ad Amaranto Social Clube le partite le guardo poco. Il calcio di oggi non mi piace granché, preferisco fare altro. I ricordi però li conservo nel cuore: spesso incontro qualche mio ex giocatore e tutti mi dedicano parole di affetto. Ecco, questa è la ricompensa più bella”.