La sconfitta al Santa Giuliana, i biancorossi promossi in A e gli amaranto retrocessi in C, il favore di Montaini a D’Attoma calpestato dal gol del 3-2, l’origine di una rivalità che è arrivata fino a oggi

Come la palla di neve che diventa valanga, la partita dell’11 maggio 1975 ha dato la stura alla rivalità corrosiva, a volte feroce, che divide Arezzo e Perugia. Le due città si sono guardate in cagnesco fin dai tempi dei tempi ma nel calcio il punto d’inizio è ben chiaro: 32a giornata del campionato di serie B, biancorossi in lotta per salire in A e amaranto con il coltello tra i denti per evitare la C.

Al Santa Giuliana arbitra Ciulli di Roma, ma una volta tanto non sarà la direzione di gara a scatenare le polemiche. L’Arezzo segna con Villa e Pellizzaro risponde subito dopo. L’Arezzo segna di nuovo con Pienti e si va al riposo. A un quarto d’ora dalla fine pareggia Sollier e il punticino sembra mettere tutti d’accordo. Invece no. Quando manca poco al novantesimo, Scarpa infila dentro il 3-2, con il Perugia che si prende la vittoria e il rancore riservato a chi tradisce uno di quei taciti accordi che da sempre esistono nel calcio. Perché in campo tutti sapevano che la partita doveva finire in un altro modo. E che il pari avrebbe rappresentato una sorta di risarcimento all’Arezzo per quanto accaduto l’anno prima.

Antefatto. E’ il 1974, il Perugia si salva all’ultima giornata con la vittoria di Parma per 2-0. Ma è una vittoria sospetta perché, come scrive Federico Sciurpa nel libro Venti pezzi da cento, Perugia-Arezzo origini di una rivalità”, viene ritrovata una valigetta con due milioni dentro. Quei soldi, secondo l’accusa del giudice sportivo, erano serviti al Perugia per comprare la partita. Franco D’Attoma, presidente del grifo, finisce sotto processo a Milano. A salvargli reputazione e risultato sportivo provvede nientemeno che Luigi Montaini, presidente dell’Arezzo che, in virtù dell’amicizia e della stima reciproca che c’era, testimonia in favore del collega, smonta le tesi dell’accusa e si guadagna un credito (morale) grosso così. La Reggina, che sperava nella salvezza grazie ai tribunali, retrocede.

l’Arezzo della stagione 1974-75

La stagione successiva per gli amaranto comincia con grandi ambizioni, che però si dissolvono in fretta. Alla quarta giornata l’arbitraggio di Turiano di Reggio Calabria (coincidenza che già all’epoca non parve casuale) innesca la contestazione e gli incidenti fuori dallo stadio, con il pubblico inferocito. L’Arezzo perde in casa 2-1 contro il Parma, il campo viene squalificato per sei turni (poi ridotti a cinque), Montaini radiato per un pugno (presunto) a Turiano. Mister Landoni a novembre ci rimette la panchina, rimpiazzato da Pinella Rossi. La squadra annaspa e non risale più.

Il Perugia alla fine vola in A. E ci sarebbe andato anche con un punto in meno. L’Arezzo dopo sei stagioni retrocede in C. E un punto in più avrebbe fatto tutta la differenza del mondo. Di sicuro da quell’11 maggio 1975 la partita tra amaranto e biancorossi non è stata più una partita come le altre.

IL TABELLINO

PERUGIA: Marconcini, Nappi, Raffaelli, Savoia, Frosio, Amenta, Scarpa, Curi, Tinaglia (46′ Sollier), Vannini, Pellizzaro

Allenatore: Ilario Castagner

AREZZO: Ferretti, Maggioni, Vergani, Righi, Marini, Cencetti, Di Prete, Fara, Villa, Casone, Pienti

Allenatore: Mario Rossi

ARBITRO: Ciulli di Roma

RETI: pt 18′ Villa, 20′ Pellizzaro, 30′ Pienti; st 30′ Sollier, 41′ Scarpa