Nessuno di noi assisterà ai festeggiamenti per il bicentenario, il 10 settembre 2123. Chissà come sarà l’Arezzo e chissà come sarà Arezzo, se l’inno ufficiale sarà ancora quello di Pupo, se si correrà la Giostra del Saracino, se andrà ancora in onda la videocronaca di Teletruria, se qualche pazzo avrà preso in mano Amaranto Magazine, se saranno sopravvissuti i giornalisti, se gli aretini diranno ancora alò. Ma soprattutto chissà se il sogno di Aurelio Mencaroni si sarà finalmente realizzato. Temo di no, spero tanto di sì
Nessuno di noi assisterà ai festeggiamenti per il bicentenario, il 10 settembre 2123. Chissà come sarà l’Arezzo e chissà come sarà Arezzo, se il progetto stadio sarà andato in porto, se i campini saranno sempre lì, un po’ incolti e un po’ no, se il colle di San Cornelio godrà ancora di un affaccio privilegiato sul prato verde.
Mi piacerebbe sapere se la rovesciata di Menchino sarà anche tra cent’anni il gesto tecnico più spettacolare e affascinante e strappalacrime di sempre, se Meroi e Golia, Angelillo e Terziani, Cosmi e Somma, saranno ancora ricordati con la giusta dose di riconoscenza e non chiusi dentro un cassetto polveroso. Personalmente pagherei un bel po’ di soldi per scoprire oggi, adesso, subito se ce ne saranno stati altri come loro e magari meglio.
Pagherei pure per vedere com’è finito questo campionato, e il prossimo, e quello dopo ancora. Mi domando se il calcio si giocherà sempre undici contro undici, se esisterà ancora il fuorigioco, se i palloni bisognerà calciarli in porta o se ci andranno da soli dopo aver impostato traiettoria e potenza da qualche app.
Mi domando se ci sarà ancora il calcio. Se ci saranno ancora il tifo, la curva Minghelli, le bandiere, se i cori non li preparerà direttamente l’intelligenza artificiale. Sarei curioso di vedere come giocheranno gli allenatori, con il 228 o con il 613, se saranno sempre in carne e ossa o se farà tutto un mega pc piccolissimo e potentissimo, se le partite si vedranno seduti in stadi ultracomodi o se ognuno preferirà starsene in casa davanti a un televisore ultrapiatto ultramoderno ultratutto.
Chissà se l’inno ufficiale sarà ancora quello di Pupo, se si correrà la Giostra del Saracino, se andrà ancora in onda la videocronaca di Teletruria, se qualche pazzo avrà preso in mano Amaranto Magazine, se saranno sopravvissuti i giornalisti, se gli aretini diranno ancora alò. Ma soprattutto chissà se il sogno di Aurelio Mencaroni si sarà finalmente realizzato. Temo di no, spero tanto di sì.