Gucci esulta dopo il gol al Poggibonsi nel dicembre 2022

Se dovessi dire un solo nome che più di tutti, negli ultimi anni, ha incarnato ciò che da tifoso vorrei vedere in campo da un giocatore dell’Arezzo, sceglierei lui. Aveva i comportamenti giusti (cit Spalletti), le spalle larghe e i gomiti alti ogni volta che serviva. Non è stato il più forte della nostra storia, né della nostra squadra, ma si è dimostrato un trascinatore senza bisogno di alzare la voce, con il semplice linguaggio del corpo. E ha fatto gol. La sua scivolata alla bandierina dopo il gol al Perugia mi resterà in memoria. Un grande grazie

Se dovessi dire un solo nome che più di tutti, negli ultimi anni, ha incarnato ciò che da tifoso vorrei vedere in campo da un giocatore dell’Arezzo, sceglierei Niccolò Gucci. Non sarà stato il più forte o il più talentuoso, ma il valore assoluto qui conta relativamente, perché si parla d’altro: delle emozioni che ha saputo trasmettere, del sudore che ci ha messo, della generosità verso i compagni e della sensazione che sapesse sempre che dietro ogni suo gesto c’è una tifoseria a cui portare rispetto, da rappresentare e, possibilmente, da far felice. L’ultimo a trasmettermi vibrazioni del genere è stato forse Moscardelli. Il primo Abbruscato. In mezzo, pochi altri eletti. E ora che la cessione è ufficiale, il cuore si stringe.

Sarà per quello spirito battagliero, da lottatore in prima linea con l’elmetto in testa. Sarà forse per quelle caratteristiche da prima punta d’altri tempi nelle movenze, nella fame di gol, persino nelle esultanze. Da centravanti vero che quando ho iniziato a seguire il calcio e a giocarci ce n’erano a bizzeffe, mentre ora sembrano in via di estinzione. Sarà pure, per dirla alla Spalletti, per i “comportamenti giusti”: mai una parola fuori posto, sempre una corsa in più all’indietro per dare una mano. Mai uno sbuffo, sempre un incitamento al compagno. Un uomo spogliatoio e un trascinatore senza bisogno di alzare la voce, ma col semplice linguaggio del corpo. Sarà, ancora, per le spalle larghe per aiutare i compagni più giovani e sgomitare con i difensori più scafati. Sarà insomma per tutte queste cose che uno come lui preferirei sempre averlo con me che contro. Gucci e altri dieci. Come non potersi affezionare, fin dal primo giorno che arrivò, il 18 novembre 2022.

L’Arezzo di Indiani, in D, stava vivendo un periodo di flessione dopo un inizio a mille, mentre la Pianese al primo posto provava a prendere il largo. Gli amaranto creavano tanto ma concretizzavano troppo poco. Come Mister Wolf in Pulp Fiction, Gucci arrivò a risolvere i problemi, con calma serafica e nella maniera più semplice ma meno scontata che ci sia: facendo gol. Ci ha messo un mesetto prima di segnare il primo a Città di Castello con il Trestina, attaccando la porta e battendo a rete di piattone su cross basso in area: una dichiarazione di poetica. Da lì non ha smesso più: tre consecutivi con Poggibonsi, Orvietana e Follonica-Gavorrano, poi il lob decisivo contro il Città di Castello prima dell’apoteosi di Livorno, dove sbloccò il derby di testa. Infine, la rete fondamentale contro il Grosseto nel neutro di Poggibonsi che avviò la rimonta: stop di petto a centro area e conclusione a botta sicura.

Niccolò Gucci dopo il gol al Perugia nel dicembre 2023

C’è un po’ di tutto nei suoi gol: la bravura nel colpire sia di piede che di testa; i movimenti a smarcarsi; l’intuito di chi vive per gonfiare quella rete e sa un secondo prima del difensore dove andrà a cadere il pallone; e poi la fame di avventarcisi, costi quel che costi, come quando, contro la Fermana l’anno dopo, mise il testone tra le gambe dei difensori per buttarla dentro. Se con il salto in C potevano esserci dubbi sulla sua affidabilità, ci mise pochissimo a spazzarli via. Tre gol nelle prime tre trasferte contro Rimini, Pescara ed Entella. Quello all’Adriatico, anche se non portò punti, rimarrà il più bello in amaranto: bordata al volo su angolo di Settembrini che s’infila al sette opposto. Nella scorsa stagione arriva a quota 12, record personale tra i professionisti: numeri da seconda giovinezza. Da ricordare anche quello a Sassari, ancora da zero punti ma tanti applausi: frustata di testa all’angolino per il momentaneo 2-2 in dieci contro undici. E poi c’è quello scolpito nel cuore: il raddoppio nel derby col Perugia al Comunale, vinto di nuovo dopo quindici anni. Una carrellata (22 reti in totale) che si chiude contro il Milan Futuro: pareggio di testa quasi allo scadere, attaccando il primo palo. Un ultimo manifesto, festeggiato senza tifosi e già consapevole, forse, che qualche settimana più tardi avrebbe dovuto preparare le valige.

Non poterlo salutare come si deve è forse un dispiacere più grande ancora del suo stesso addio. Meritava un epilogo migliore questa storia, ma si sa, i finali non piacciono quasi mai. Il calcio, che sa regalare grandi storie ma anche essere inutilmente crudele, non fa eccezioni. Ricordiamoci allora il viaggio: le braccia alzate a Ponsacco nel diluvio, la foto di squadra sotto la sud il 16 aprile 2023, la sua scivolata alla bandierina dopo il gol al Grifo, l’ultimo ruggito in uno stadio vuoto. Grazie di tutto Niccolò, ci mancherai.