La torcia che viaggia verso Milano-Cortina 2026 stamani ha attraversato il centro di Arezzo. La Minghelli ne ha approfittato per esprimere la propria contrarietà alle squadre B e per invocare trasferte libere
E’ il giorno della fiamma olimpica ad Arezzo. Da qui è partita stamani la quinta tappa del viaggio per le Olimpiadi invernali di Milano-Cortina 2026. Un evento dal forte valore simbolico, che ha riportato la città al centro della scena quasi vent’anni dopo il passaggio della torcia diretta ai Giochi di Torino 2006.
Istituzioni, scuole, associazioni sportive, cittadini e visitatori hanno assistito al passaggio della fiamma lungo il percorso in un clima di festa, unendo sport, tradizione e cultura per condividere i valori universali di pace, unità e sportività.
Il convoglio è entrato ad Arezzo da via Simone Martini, per poi percorrere viale Giotto, viale Sanzio e via Divisione Garibaldi, dove era prevista una sosta nell’area di parcheggio di fronte all’Arezzo Sport College e dove presso la sala stampa dello stadio è stato allestito un punto di accoglienza. La ripartenza è avvenuta alle 13 con il ritorno su via Divisione Garibaldi e viale Sanzio, fino al punto di inizio della staffetta in viale Giotto. Da qui, il percorso della torcia è proseguito lungo via Crispi e corso Italia fino all’altezza di via Cavour e poi verso piazza San Francesco.
I tedofori hanno percorso invece il cuore del centro storico: corso Italia, via Seteria, piazza Grande, via Vasari, via dei Pileati, via Ricasoli, piazza della Libertà, via Cesalpino, piazza San Francesco, per poi ricongiungersi al convoglio in via Guido Monaco. Il tragitto congiunto è continuato su piazza Guido Monaco, via Petrarca, via Rossellino, via Varchi e via Perennio, fino al termine della staffetta in via Fiorentina.
In via Crispi faceva bella mostra di sé uno striscione firmato dalla curva sud Lauro Minghelli con la scritta “Trasferte libere, no alle squadre B”. I gruppi hanno commentato così: “Approfittando del passaggio della Fiamma Olimpica abbiamo voluto esprimere, ancora una volta, il nostro disappunto”.












