Un punto nelle ultime due gare interne è bottino troppo magro rispetto alle prestazioni della squadra, che avrebbe meritato di più entrambe le volte, nonostante l’inferiorità numerica. Adesso la Pianese ha centrato l’aggancio in testa alla classifica, ma Indiani ha la miglior difesa del torneo e il miglior attacco esterno. Dunque, fiducia

Lo ammetto candidamente: non sono abituato a fare considerazioni del genere “un pareggio che vale come una vittoria” o “ai punti avrebbe vinto l’Arezzo”. Il calcio è – anche, ma per fortuna non soltanto – corto muso, come direbbe Allegri, e la truppa di Indiani ha tantissime recriminazioni per come sono andate le ultime due partite tra le mura amiche.

C’è stato volume di gioco (tanto), ci sono state due prestazioni maiuscole in inferiorità numerica, tanto che l’Arezzo avrebbe meritato di avere 6 punti e trovarsi così a + 5 sulla Pianese e +11 sulle terze, ma – ed è un grosso, enorme ma – non è andata così, e quando si arriva sullo striscione di fine campionato l’unica cosa che si conta sono i punti accumulati, con buona pace dei profeti del joga bonito e varie altre amenità.

Siamo in serie D, e per fortuna quelli che stanno dentro il rettangolo di gioco o nelle immediate vicinanze non se ne dimenticano mai. Dell’Arezzo piace – oltre al tasso tecnico evidentemente superiore alle altre viste fin qui – il piglio battagliero che non manca mai, la voglia di andarsi a prendere ogni pallone, la consapevolezza dei propri mezzi senza mai voler strafare. Se vi pare poco, vuol dire che o vi siete persi le stagioni dal 2011 al 2014, o magari ve le siete dimenticate, o le avete rimosse – in quest’ultimo caso, vi capirei. 

E allora guardiamole tutte e due, le facce della medaglia. Per esempio con Viti: una topica da tre punti contro il Ponsacco, si trova a dover entrare nella partita casalinga più sentita dell’anno, con un uomo in meno, e in quella che rischiava di essere la prestazione più complessa dell’anno non ha sbavature di nessun genere: bravissimo, considerando che parliamo di un 2004 (apro e chiudo una parentesi: nel calcio di oggi, dalla Champions League fino alle serie minori, i portieri giocano troppo la palla coi piedi. Provatemi che ho torto). O con Diallo: non sta segnando quanto speravamo, ma ridendo e scherzando nelle ultime tre gare ha messo insieme una sequenza che dice: rigore procurato-gol-rigore procurato. Oltretutto, col Livorno ha veramente “fatto reparto”, proteggendo palla, facendo salire la squadra, andando via in velocità ai malcapitati difensori amaranto, mettendo in mezzo qualche palla che avrebbe meritato miglior sorte. Diciamolo con le sue parole: “quando va via la luna, viene il sole”.

E allora ben venga anche la vittoria in Coppa Italia, che vincere aiuta a vincere, tiene alto il morale, e in questo caso permette alla squadra anche di fare un minimo di adattamento al sintetico, che domenica c’è da rimettersi in cammino, purtroppo per una volta senza i tifosi amaranto al fianco. L’Arezzo ha fin qui giocato 10 partite, ovvero quasi un terzo del campionato: ha la miglior difesa del campionato con appena 3 reti subite (tutte in casa, curiosamente), e sapete qual è la cosa più sorprendente? Ha il quarto miglior attacco del torneo, il migliore in trasferta. Non facciamoci prendere dal panico, insomma: del resto, basta guardare la classifica. In testa ci siamo ancora noi, anche se per un po’ – speriamo poco – ci toccherà stare in compagnia.