Il 2 dicembre 2012, con un blitz notturno, i sostenitori amaranto appesero nell’impianto fiorentino uno striscione emblematico di protesta. Nel 2014 stop al viaggio per Secondigliano, dove si giocava per la Coppa Italia di serie D

Erano dieci anni che ai tifosi dell’Arezzo non veniva vietata una trasferta di campionato. Per trovare un provvedimento analogo da parte dell’Osservatorio, bisogna tornare al 2 dicembre 2012. Anche all’epoca gli amaranto erano in serie D e non se la passavano troppo bene in classifica. Quella domenica giocarono a Fiesole senza pubblico al seguito e persero 1-0 con un gol dell’ex Mussi nei minuti finali.

Il sabato notte, però, un gruppo di sostenitori dell’Arezzo fece un blitz all’impianto fiorentino e appese in bella mostra uno striscione con la scritta “qui giace il buon senso”. Sui gradoni della tribuna vennero anche appiccicati dei manifesti funebri in cui si leggeva: “le trasferte libere, unite alla libertà d’espressione, danno il triste annuncio della scomparsa dei diritti civili. Venuti a mancare per mano del Casms e delle prefetture, mediante imposizioni incostituzionali e repressive, lasciano un incolmabile vuoto… sugli spalti. Non fiori ma cori”.

Dalla trasferta successiva a Campi Bisenzio, il divieto venne meno e i tifosi poterono riprendere i loro viaggi al seguito della squadra, che non si sono più interrotti fatta eccezione per la partita di Secondigliano, contro il Pomigliano, del 5 marzo 2014. Si trattava però di Coppa Italia di serie D: finì 0-0 e l’Arezzo venne eliminato in virtù dello 0-2 dell’andata al Comunale.