I numeri certificano un trend in calo: 18 punti conquistati nelle prime 6 giornate, 6 punti nelle successive 5. La squadra segna meno e non è un problema che riguarda solo le prime punte ma anche gli esterni del tridente e i centrocampisti. Difetti che, aspettando il mercato, si possono correggere lavorando sugli automatismi e lasciando passare un momento storto. In ogni caso l’Arezzo continua a giocare, creare e correre: anche per questo servono lucidità e sangue freddo
TENDENZA CALANTE – L’Arezzo ha conquistato 18 punti nelle prime 6 giornate e 6 punti nelle successive 5. Il dato più eclatante però riguarda la differenza reti: 13 gol fatti, uno subìto nei primi 6 turni; 4 gol fatti, 3 subìti negli ultimi 5. I numeri delineano una tendenza molto chiara, alimentata soprattutto dalla difficoltà a tradurre in gol l’enorme mole di possesso palla e di gioco che la squadra propone ogni volta, compreso ieri. Altre magagne strutturali, oggettivamente, non se ne vedono.
COSA FARE – L’Arezzo ha dimostrato sempre di essere migliore dell’avversario ma ultimamente il risultato è stato consequenziale solo a Castello: questo perché non soltanto le punte hanno difficoltà a buttarla dentro, ma pure centrocampisti e difensori (84 angoli in 11 giornate, per esempio, hanno prodotto appena 2 segnature). Sono difetti che possono essere risolti al mercato, lavorando su automatismi che sembrano essersi arrugginiti (i tre davanti dialogano poco tra loro), sfruttando l’arrivo di un periodo migliore (nel calcio succede spesso). L’ultima opzione sembra la meno pertinente e invece potrebbe essere il grimaldello più efficace.
FLESSIONE DI RENDIMENTO – Pattarello è stato tra i più penalizzati dal campo stretto di Montespaccato. Però deve fare un salto di qualità in zona porta: uno come lui non può essere fermo a un gol e un assist in 11 giornate. Convitto fa tante cose buone ma deve ritrovare la cattiveria sotto rete che aveva l’anno scorso. Poggesi ha doti atletiche sopra la media che si sono viste solo a sprazzi. Forte non è riuscito a ritagliarsi quel ruolo da dodicesimo titolare che sembrava cucito su misura per lui. Damiani e Settembrini arrivano al tiro troppo di rado per essere due mezzeali che stazionano quasi stabilmente nella metà campo altrui. Non è solo questione di Diallo e Boubacar.
LAZZARINI FUORI – Indiani aveva scelto l’undici di Montespaccato con la logica, rivelatasi azzeccata, della battaglia. Prevedendo lanci lunghi, spizzate e seconde palle da contendersi con denti e gomiti, ha messo dentro gente muscolare per fare la lotta. Ci sta. Lazzarini in panca per 90 minuti però, considerandone stato di forma, poliedricità e dinamismo, ci sta un po’ meno.
EQUILIBRIO – Di sicuro i campionati si vincono anche con l’equilibrio nel gestire i momenti. La stagione non era finita con l’Arezzo a punteggio pieno che rullava tutti e non è finita adesso che la Pianese è avanti di 2 lunghezze. Anche la partita di Montespaccato racconta di un avversario che nel secondo tempo ha tirato una volta in porta e che è stato messo sotto sul piano del ritmo, della corsa, nonostante un terreno che (per dimensioni) all’Arezzo non ha portato alcun vantaggio. E’ vero che da noi la serie D ispira solo brutti presentimenti e cattivi odori, ma la stagione è lunga e stavolta abbiamo in casa le risorse per fare bene. Cautela, prudenza, antenne dritte, lucidità ma soprattutto calma e sangue freddo.