E’ stato uno dei portieri più forti della storia dell’Arezzo, andando tra i pali in serie B, in serie C e tra i dilettanti. Ha trasmesso i segreti del mestiere a numeri 1 di talento come Tardioli, Concetti e Pagotto. In questa intervista ha ripercorso i suoi anni d’oro con tanti retroscena: l’arrivo al Comunale, il rigore parato a Morbiducci a Perugia, il ritorno da ex con il Bari. E molto altro ancora
Classe ’54, spirito positivo, Pino Pellicanò è stato uno dei grandi eroi degli anni ’80. Oggi il fisico è integro (quasi) come quando giocava, la passione è intatta e il passato ad alti livelli gli consente di coltivare contatti e relazioni con il variegato mondo del calcio.
Ad Arezzo ha messo insieme 135 presenze nella sua prima parentesi e altre 10 nella seconda, quando rientrò nei ranghi per dare una mano alla neonata società del presidente Graziani che dovette ripartire dalla serie D. Faceva il preparatore dei portieri, si ritrovò pure nelle vesti di allenatore e dovette addirittura tornare tra i pali per fronteggiare qualche situazione d’emergenza.
Il cuore degli sportivi l’aveva già conquistato nei suoi quattro anni di militanza (uno di C, tre di B) ai tempi in cui il Comunale era strapieno e la gente sognava il grande salto in serie A. Ancora oggi la formazione tipo, che cominciava con Pellicanò, Doveri, Zanin, la possono snocciolare a memoria non solo quelli che hanno vissuto l’epoca d’oro del calcio amaranto ma anche chi ne ha solo sentito parlare.
Calabrese di nascita, fiorentino per imprinting calcistico, aretino d’adozione, Pellicanò è stato un grande portiere e un ottimo preparatore di numeri 1: sotto le sue mani sono passati Mosconi e Tardioli, Concetti e Pagotto, a certificarne la capacità di trasmettere agli altri i segreti del mestiere. In carriera ha poi vestito anche le maglie di Bari e Fiorentina.
“L’amaranto ce l’ho attaccato alla pelle ormai – ha detto ad Amaranto Social Club – e ancora oggi gli attestati di stima e di affetto che ricevo dagli sportivi, mi fanno un enorme piacere. Mi danno la conferma che avere scelto Arezzo come la città della mia vita è stata la scelta giusta”.