Il 31 marzo 1996, dopo il pareggio con la Sestese, si festeggiava quella che è l’unica vittoria amaranto nel massimo torneo dilettanti. Un anniversario che cade alla vigilia di una trasferta fondamentale per consolidare la leadership in classifica, rinfresca la memoria e inietta un’altra dose di fiducia nel presente
Il 31 marzo 1996 l’Arezzo conquistava la promozione in C2 con tre giornate di anticipo. La matematica certezza arrivò al termine della partita casalinga con la Sestese (1-1, gol amaranto di Bruni). Gli amaranto chiusero poi il torneo con 72 punti, frutto di 20 vittorie, 12 pareggi e appena 2 sconfitte (una in casa con la Rondinella e una, a giochi fatti, a San Giovanni).
Fu una stagione dal grandissimo valore simbolico, perché a distanza di tre anni dalla radiazione l’Arezzo riconquistò il calcio professionistico, lasciandosi alle spalle una categoria infida allora come oggi. La speranza era di aver chiuso per sempre con il calcio dilettanti ma il tempo ha poi tradito i buoni propositi e alimentato cocenti disillusioni.
Resta comunque il ricordo di un campionato denso di emozioni, con una squadra che fece innamorare il pubblico per la qualità e la combattività dei suoi interpreti e che creò un legame forte con Cosmi, l’allenatore e condottiero di un gruppo sapientemente costruito dal presidente Graziani e dal direttore Falasconi.
A oggi, quella resta l’unica serie D vinta dall’Arezzo in otto partecipazioni. Nel 2014 fu necessario il ripescaggio per tornare in C mentre adesso, al nono tentativo, potrebbe arrivare il sospirato bis. Ma bisogna dirlo sottovoce e incrociando le dita, perché manca l’ultimo sforzo per disarmare definitivamente gli avversari.
Di sicuro questa ricorrenza, che cade alla vigilia di una trasferta fondamentale per consolidare la leadership in classifica, rinfresca la memoria e inietta un’altra dose di fiducia nel presente.