Il tecnico, nell’intervista rilasciata ad Amaranto Social Club, ha ripercorso le tappe di una carriera che lo ha visto conquistare nove promozioni: “Ad Arezzo però avrebbe un sapore diverso. Giovannini? Se non ci fosse stato lui, chissà cosa sarebbe successo dopo Terranuova… Con il direttore vado d’accordo, mi consente di pensare solo al campo. Io non alleno dirigenti e presidenti, forse è per questo che ho solo sfiorato il grande calcio. Ma non ho rimpianti, amo il mio lavoro come lo amavo trent’anni fa. E qualche altra stagione in panchina voglio farla”

Sono giorni particolari per tutti, anche per Paolo Indiani. Una promozione ad Arezzo avrebbe un sapore diverso rispetto alle altre nove conquistate nel corso della carriera: perché qui l’obiettivo era fin dall’inizio arrivare al primo posto, perché questa è una piazza che in D ha sempre sofferto, perché cadrebbe il tabù che vuole Indiani vincente solo quando non ci sono pressioni da gestire.

“L’ultimo successo è sempre il più bello ma devo ammettere che portare in C l’Arezzo sarebbe speciale per me” ha detto il mister nell’intervista concessa ad Amaranto Social Club. “Ancora però non abbiamo fatto niente, siamo solo vicini al traguardo. Può darsi chiuderemo i giochi domenica, può darsi di no. Di sicuro la partita con la Pianese è una di quelle più semplici da preparare per un allenatore, l’importante è non caricarle troppo”.

Classe ’54, nato a Certaldo come Luciano Spalletti, con il quale ha un solido rapporto di stima e amicizia, Indiani in carriera ha fatto la gavetta e sfiorato il grande salto nel calcio che conta. Ha portato in categoria superiore il San Gimignano, due volte il Certaldo, la Rondinella, il Poggibonsi, due volte la Massese, il Pontedera, il San Donato. Gaucci lo aveva chiamato al Perugia in B, poi il club fallì e saltò tutto. Con il Crotone fece i playoff per la B e il grande salto sfumò in semifinale contro il Taranto.

“Non ho rimpianti – ha detto Indiani – anche se mi sarebbe piaciuto arrivare più in alto. Ho sempre pensato solo alla squadra, alleno i giocatori, non i direttori sportivi o i presidenti. Per questo vado d’accordo con Giovannini, lui mi toglie tutte le incombenze extra e posso dedicarmi al campo. Se non ci fosse stato lui, chissà se dopo Trestina o Terranuova sarei rimasto…”.

Paolo Indiani ha parlato con la consueta schiettezza della linea di difesa alta e degli esterni d’attacco a piede invertito ma anche della famiglia e del suo carattere, della cura della forma fisica e di un futuro tutto da scrivere: “Con Giovannini ancora non ho parlato della prossima stagione. Finché non abbiamo la certezza della serie C, restiamo concentrati sul campionato. Una cosa è certa: ho lo stesso entusiasmo per il calcio che avevo vent’anni fa. E qualche altra stagione in panchina la voglio fare”.