Negli ultimi trent’anni soltanto due allenatori sono rimasti in panchina per più di una stagione: Cosmi e Capuano. Per un motivo o per l’altro è sempre mancata la stabilità necessaria per ottenere i risultati. E’ anche per questo che i tifosi a Ghivizzano hanno mostrato uno striscione emblematico, auspicando la conferma di dg e tecnico. E se Giovannini ha già sciolto ogni dubbio, il mister di Certaldo attende per i prossimi giorni un confronto chiarificatore
Negli ultimi trent’anni soltanto due allenatori sono rimasti ad Arezzo per più di una stagione. Uno è Serse Cosmi, in panchina dal 1995 al 2000: cinque anni consecutivi con due promozioni dalla D alla C1 e la serie B sfiorata tramite i playoff. L’altro è Ezio Capuano, arrivato nel 2014 ed esonerato il 17 aprile 2016 a tre giornate dal termine, dopo una splendida salvezza in Lega Pro e il successivo campionato pieno di alti e bassi.
Il dato testimonia l’umoralità di tre decenni di calcio aretino, in cui per una svariata serie di motivi non è stata mai trovata continuità. Al di là delle peripezie societarie, con otto proprietà che si sono alternate al timone dal 1993 a oggi, c’è una questione tecnica che si è allungata dentro epoche diverse. In trent’anni l’Arezzo ha macinato 48 allenatori, bravi e meno bravi, emergenti e più esperti, giochisti e risultatisti, privandosi della stabilità necessaria per ottenere risultati ambiziosi.
Ci sono stati tecnici silurati nonostante volessero rimanere (come Gustinetti, Conte o Nofri) e altri che hanno scelto di salutare per non macchiare il bel ricordo condiviso con la piazza (come Pavanel o Dal Canto). Somma invece se ne andò un po’ per volontà sua e un po’ per incompatibilità con la dirigenza. E il rimpianto si avverte anche oggi.
In questo quadro generale si inserisce lo striscione mostrato domenica dai tifosi della sud a Ghivizzano: “Indiani e Giovannini, dopo questa vittoria avanti insieme per scrivere la storia”. Non si tratta soltanto di una manifestazione d’affetto per due professionisti che hanno conquistato un grande risultato, ma anche una richiesta di aiuto per cambiare il corso delle cose, per invertire la tendenza. Ad Arezzo, chissà come e chissà perché, la programmazione è sempre stata una chimera. E senza quella, confermarsi in alto è dura.
Oggi la realtà racconta di un presidente con le idee chiare e una strategia condivisibile. Guglielmo Manzo punta in alto ma pretende fondamenta solide. Ha voluto confermare il direttore generale ventiquattr’ore dopo la promozione e a lui ha affidato in toto la gestione dell’area tecnica. Paolo Giovannini ha già illustrato il manifesto del suo calcio: valorizzazione dei giovani, bilanci sostenibili, progetto triennale per puntare al salto di categoria.
Manca l’ultimo tassello per completare il mosaico ed è quello di Paolo Indiani. L’allenatore, dopo aver vinto il campionato, ha in mano il rinnovo di contratto automatico. Però ha premuto il freno: “Prima dobbiamo confrontarci sui programmi – ha detto. A me piacerebbe restare ad Arezzo in serie C ma ancora non posso garantire che sarò in panchina anche l’anno prossimo”.
Il tecnico vuole rassicurazioni sulla qualità della rosa più che incentivi economici e prima del 7 maggio, giorno dell’ultima gara di campionato, ci sarà il faccia a faccia decisivo con Manzo e Giovannini. Il direttore conosce Indiani da una vita, il 16 aprile ha festeggiato con lui la quarta promozione conquistata fianco a fianco ed è sempre stato molto sereno: “Per quanto mi riguarda, andiamo avanti insieme”.