il presidente Manzo e l'ad Selvaggio con la Coppa dei vincitori

Una promozione che non è stata subìta passivamente ma accompagnata da scelte forti: il cda convocato nemmeno 24 ore dopo la festa, la conferma di Giovannini, il rinnovo di contratto di Indiani. Manzo, dopo un impatto tragico con la piazza, ha resettato ed è ripartito da basi solide. E il futuro, dopo la vittoria del campionato, sorride

Perdere è sempre mortificante, anche con la promozione già in tasca. Perdere in casa, ancora di più. Dunque è comprensibile lo stato d’animo di chi, al triplice fischio di ieri, ha mandato giù una boccata d’amaro. Poi, recuperato un briciolo di razionalità, si può concordare con Indiani, secondo il quale non sono queste le delusioni per cui ammalarsi. La consegna della Coppa per la vittoria del campionato, la festa in mezzo al campo, la serata di bandiere e cuori leggeri in piazza della Libertà, ripagano con gli interessi delle ultime due partite andate male (quella con il Trestina, a dire il vero, persa in maniera anche rocambolesca e con un punteggio poco fedele allo svolgimento dei 90 minuti). Un po’ tutti con la testa sono già in serie C ed è anche normale. L’importante, in questa categoria, è non tornarci più.

In tal senso, le ultime due settimane sono state significative. Neanche 24 ore dopo la matematica promozione, il presidente Guglielmo Manzo ha voluto riunire il consiglio d’amministrazione e poi comunicare la conferma del direttore generale Paolo Giovannini. Questo per ribadire un concetto già molto chiaro ma che nel calcio necessita di una rinfrescata a cadenze regolari: il progetto continua. Modalità e tempistiche dell’annuncio sono state perfette, rinforzando la sensazione che la strada imboccata dalla società sia quella giusta.

Giovannini ha poi sciolto in pochissimi giorni il nodo relativo all’allenatore. Paolo Indiani aveva subordinato la sua permanenza ad Arezzo a un colloquio con la società che chiarisse programmi e ambizioni per il futuro. Dall’incontro ne è uscito con rassicurazioni credibili, un contratto biennale e una bella dose di ottimismo trasmessa a tutto l’ambiente.

L’atmosfera elettrica della vittoria del campionato non è stata subìta passivamente ma accompagnata e alimentata da scelte forti, radicali, finalizzate a mettere le basi per un avvenire solido. Se sarà accompagnato da altri successi, lo scopriremo cammin facendo. Si può comunque rendere merito alla proprietà di aver saputo reinventarsi dopo un impatto disastroso con la piazza, di aver compreso gli errori commessi (sia per quanto concerne la gestione tecnica sia dal punto di vista della comunicazione) e di avervi posto rimedio nel modo più logico e lungimirante.

Adesso si apre un capitolo nuovo per il calcio aretino: persone giuste al posto giusto dentro l’organigramma, stabilità, continuità e l’entusiasmo di una tifoseria che ha finalmente vinto un campionato nonostante i favori del pronostico, evento rarissimo a queste latitudini. Di fronte a tutto ciò, nell’anno del centenario per giunta, le due sconfitte contro Tau e Trestina passano in secondo ma anche terzo o quarto piano. Forse è veramente arrivato il momento di guardare avanti senza più voltarsi indietro.