Gucci duella con Silvestri su una palla alta

L’acquisto boom del Cesena, in estate corteggiato anche dall’Arezzo, era in tribuna per infortunio. E non se n’è accorto nessuno. La squadra ha dei difetti: becca gol con facilità e non coinvolge la prima punta nella manovra. Una volta i centravanti erano accusati di giocare per se stessi e non per la squadra, da noi si è ribaltata la situazione. Nonostante tutto, però, Indiani ha 8 punti dopo 7 giornate e ha già affrontato quattro delle candidate alla B. Forse poteva andare meglio ma poteva anche andare peggio. Il tempo, a saperlo sfruttare, non può che essere un alleato

E NON C’ERA OGUNSEYE – Le formazioni più attrezzate vincono le partite come l’ha vinta il Cesena. L’anno scorso succedeva all’Arezzo: gli altri tenevano botta, poi i cambi spezzavano l’equilibrio e la strada si metteva in discesa. Quest’anno siamo dalla parte di là e contro avversari di alto livello, si paga dazio. Giusto per fare un esempio: Ogunseye, che Giovannini e Cutolo hanno corteggiato a lungo in estate e che da noi sarebbe stato un titolare fisso, ieri era in tribuna per infortunio. Ma non se n’è accorto nessuno e il Cesena ha vinto lo stesso.

IL MARTIRIO DEL CENTRAVANTI – Peccato perché la squadra, fino all’1-0 di Bumbu su assist di Kargbo (due subentrati), aveva tenuto bene il campo, con spirito battagliero, correndo molto e con costrutto. Aveva rischiato in qualche circostanza, è vero, ma di fronte c’era il miglior attacco del torneo (22 gol in otto giornate). Semmai è mancata la produzione offensiva: poco presente Iori, a sprazzi Pattarello, abbandonato a se stesso Gucci (problema che ci tiriamo dietro dalla stagione passata). E’ la prima volta che l’Arezzo non segna in questa stagione, ma resta il paradosso di una squadra che, per filosofia e dna, è più portata a costruire che a distruggere e che però costringe la sua prima punta a un martirio tecnico prolungato, sfibrante. Qui urge una scossa, un aggiustamento. Non è possibile che il Gucci di turno debba produrre solo sportellate, spizzate e rinculate in difesa. Una volta ai centravanti veniva rimproverato di giocare più per loro stessi che per la squadra. Nell’Arezzo abbiamo completamente ribaltato la situazione.

PRIMO NON PRENDERLE – I gol al passivo adesso sono 12: troppi, anche se 8 di questi sono arrivati contro Carrarese, Pescara e Cesena, cioè le tre squadre che stanno dietro la Torres capolista. Resta il fatto che l’Arezzo almeno un golletto lo becca sempre, a difesa schierata o in contropiede, su palla ferma o su azione manovrata, giocando a quattro o giocando a cinque. Bearzot diceva sempre “primo non prenderle”, un motto che sarà vetusto e antiquato ma il vecio non parlava mai a caso.

FISCHI – Gli episodi, compresi quelli arbitrali, sono andati tutti dalla parte sbagliata (Varone, già ammonito, graziato a inizio ripresa; rigore di Bumbu sullo 0-0 sfuggito al direttore di gara). Settembrini poi alimenta un sacco di rimpianti: un’ammonizione inutile nel recupero del primo tempo, un’altra scriteriata poco dopo l’1-0 del Cesena, sono pesanti per un capitano con la sua esperienza e che, oltretutto, stava giocando un partitone. Sugli arbitraggi, però, nessun alibi: il Pontedera si lamentò per un gol annullato e un rigore non concesso. Oggi va così, domani chissà. E guardando la serie A, nemmeno il Var sopirebbe le proteste.

DUE PUNTE – Riflessioni e questioni sparse, forse anche un po’ ripetitive ma il campo dice cose che non si possono negare. Renzi terzino sembra giocare con il paracadute dietro la schiena: si dà da fare, è un ragazzo dinamico, volitivo, però in quel ruolo vengono inibiti i suoi pregi e dilatati i suoi difetti. Da centrocampista non potrebbe dare una mano? Castiglia, 7 gol l’anno scorso, è uno da 123 minuti in sette giornate? Giocare con due punte di ruolo (Gucci e Kozak) o con un rifinitore offensivo (Iori, Guccione), qualche volta, non potrebbe rappresentare una variante efficace per la manovra d’attacco? Del senno di poi sono piene le fosse, però mancano ancora 31 giornate e quindi argomentare ci sta.

ESAME DI MATURITA’ – Peccato anche per il pubblico: il dato dei 5.645 spettatori si commenta da solo e il clima allo stadio sembrava quello dei bei tempi. Quest’atmosfera di calore e colore non va dispersa. Dipenderà dai risultati, come sempre, ma anche dalla maturità della piazza: l’Arezzo è all’inizio di un percorso, ha una rosa costruita per raggiungere l’obiettivo della salvezza tranquilla e non per contendere la B al Cesena. Quest’anno contro le big può capitare di perdere. L’importante è centrare l’obiettivo.

LA CLASSIFICA – E comunque. A stasera Indiani ha 8 punti, è nono in classifica e in sette giornate ha incontrato quattro squadre (compresa l’Entella) che mirano in alto. Poteva andare meglio? Forse. Ma poteva anche andare peggio. Il tempo, a saperlo sfruttare, non può che essere un alleato. Serenità.