il gol di Miglietta al Perugia nel 2008

Intervista al giocatore che il 3 febbraio 2008 ha firmato l’ultima vittoria contro il Perugia: “Ero appena arrivato dall’Ancona, fu un debutto speciale e il direttore Fioretti in premio non mi fece pagare l’albergo. In amaranto ho avuto compagni fortissimi, eppure non siamo mai riusciti a vincere il campionato. Mancini era un presidente a due facce: non ci faceva mancare niente ma era ingombrante, destabilizzante. L’esonero di Galderisi fu una follia, con lui in panchina ce l’avremmo fatta. Pronostico per lunedì? Sarà una partita accesa, da tripla”

Inverno 2008. Crocefisso Cris Miglietta (oggi 42enne) era ad Arezzo da un paio di giorni, prelevato dall’Ancona dentro una campagna acquisti che portò in amaranto anche Vincenzo Chianese. La squadra stazionava in zona playoff ma l’obiettivo, a pochi mesi dalla retrocessione, era tornare subito in B. E la partita con il Perugia del 3 febbraio rappresentava un crocevia importante per la classifica, oltre che il solito appuntamento da circoletto rosso per la tifoseria. Stefano Cuoghi, allenatore di quel periodo, non stette a pensarci troppo e schierò Miglietta titolare. Mai scelta si rivelò più azzeccata perché proprio lui, al 9′ della ripresa, mise in rete il pallone decisivo. Finì 1-0 e quella resta l’ultima vittoria amaranto nel derby, che poi si è giocato altre otto volte con un bilancio di quattro pareggi e quattro sconfitte.

Sono passati quasi sedici anni da quella domenica. Te la ricordi?

Come fosse ieri. Ero al debutto, Cuoghi mi impiegò da sottopunta nel 4231, un ruolo in cui avevo giocato pochissime volte. Avevo la maglia numero 10, facemmo tutti una buona prestazione e riuscimmo a vincere con un mio gol.

E che gol!

Uno dei più belli, forse il più bello in assoluto della mia carriera. Grillo mise palla in mezzo e andai a prenderla lassù, in acrobazia, con il piattone. Rischiai di mandarla in curva, invece la colpii bene e finì dentro. Al Perugia avevo fatto gol anche all’andata con la maglia dell’Ancona, mi portava fortuna.

Ci vorrebbe un Miglietta anche oggi…

Ho visto giocare l’Arezzo in qualche occasione, mi sembra che alterni prestazioni buone ad altre così così. Ma ci sta, ci sono molti giovani in rosa. Immagino che a gennaio la società si muoverà sul mercato, so per esperienza che tra la serie D e la serie C c’è un abisso.

Come festeggiasti il gol del 2008?

Con i compagni, il gruppo era affiatato. E con il direttore Fioretti. Non avevo ancora trovato appartamento, soggiornavo all’hotel Minerva. Fioretti prima della partita mi disse: “se vinciamo il derby, l’albergo te lo paghiamo noi”. E così fu.

Lunedì sera che partita ti aspetti?

Accesa, ricordo bene quanto sia sentita su entrambi i fronti. Anche se io, che ho giocato nella Ternana, penso che il derby umbro per il Perugia sia la partita clou. Si affrontano due squadre che ultimamente hanno rallentato, quindi ci sarà anche una componente emotiva da gestire. L’Arezzo è in linea con l’obiettivo salvezza, il Perugia a -10 dalla vetta fa più notizia. Lunedì è da tripla.

Chi lo vince il campionato?

Il Cesena ha l’organico migliore, anche se sono di parte. Con Toscano ho vinto due campionati a Novara e Terni, lo stimo moltissimo. Penso che possa riportare il Cesena in B.

Come ti sembra l’Arezzo di quest’anno?

Posso giudicarlo da esterno, quindi in modo approssimativo. Chiosa, Settembrini, Gucci sono elementi importanti per la categoria, in un organico che mi pare abbia confermato tanti ragazzi dello scorso anno. Salvarsi non è facile, in C le squadre sono tutte organizzate, c’è equilibrio. Ma l’Arezzo può farcela.

Ai tuoi tempi l’obiettivo di partenza era sempre la promozione diretta. Perché non ce l’avete fatta a salire?

Arezzo è uno dei rimpianti che mi porto dietro. Il primo anno arrivammo a pari punti con Perugia e Pescara e restammo fuori dai playoff per la differenza reti nella classifica avulsa. Il secondo giocai pochissimo, mi ero infortunato alla caviglia in estate e a gennaio mi mandarono in prestito a Taranto. Poi tornai e lì abbiamo perso la grande occasione. L’esonero di Galderisi a tre giornate dalla fine fu uno shock, una follia. Con lui, l’ho sempre pensato, avremmo centrato l’obiettivo.

Gli esoneri erano una costante in quel periodo.

Credo di aver avuto più allenatori in tre stagioni ad Arezzo che nel resto della carriera. Dopo l’1-1 con il Viareggio, molti di noi parlarono con il presidente Mancini per chiedergli di tornare sulla sua decisione. Ma fu irremovibile e Galderisi saltò, nonostante avesse tutta la squadra dalla sua.

E tornò Semplici.

Non avevamo nulla contro di lui. Però si era rotto qualcosa. Certi equilibri di spogliatoio sono delicati, bisogna salvaguardarli. Mancini era un presidente a due facce: da un lato non ci faceva mancare niente, per organizzazione e struttura eravamo un club da B. Dall’altro era ingombrante, destabilizzante. Un giorno rilasciò un’intervista e spiattellò i nomi di quelli che secondo lui dovevano essere i titolari. Allora Galderisi, in partitella, schierò due squadre: di qua i titolari di Mancini, di là tutti gli altri. La prendemmo sul ridere ma per vincere il campionato serviva altro.

Tu sei stato anche fuori rosa ad Arezzo.

Esatto, insieme a Croce e Terra. Era toccato pure a Goretti in passato. Ci reintegrarono proprio quando arrivò Galderisi la prima volta. Ho sperimentato sulla mia pelle un’altalena assurda: ero un reietto, poi diventai un inamovibile. Credo che alla fine non siamo tornati in B per la gestione troppo umorale del lavoro quotidiano. Di certo non era un problema tecnico: in rosa c’era gente fortissima. Penso a Ranocchia, Conte, Terra, Croce, Bondi, Togni, Venitucci, Martinetti, Chianese, Baclet. E qualcuno lo dimentico.

Il fallimento dell’Arezzo, nel 2010, ti ha aperto le porte di un finale di carriera splendido. Te lo saresti aspettato?

Io avevo rinnovato il contratto per due anni, stavo per comprare casa ad Arezzo. Mi trovavo benissimo: città a misura d’uomo, piazza appassionata, qualità della vita ottima. Quando Mancini annunciò che voleva dire basta, lo chiamai per dissuaderlo. Ma lui mi diceva: “tanto ad Arezzo non mi vogliono”. E andò come andò. Io dopo sono stato a Terni, dove ho vinto la C e fatto due stagioni di B. Poi ho rivinto la C a Novara. E poi ho vinto D e C a Parma. Non mi posso lamentare.

Lunedì sera dove vedrai Arezzo-Perugia?

Forse allo stadio. Ad Arezzo comunque torno spesso, sono venuto anche nell’ultimo fine settimana per visitare la città del Natale. Mai vista tanta gente così: ho mangiato bene, ho fatto un giro in centro con gli amici, mi sono proprio divertito. Come sempre del resto.