Le virtù del centravanti sono note e vanno di pari passo con quelle di uomo spogliatoio, come confermato dalle dichiarazioni del post gara. L’Arezzo, dopo la vittoria sulla Recanatese, ha avvicinato la quota salvezza e rimesso a giusta distanza le ultime cinque posizioni, giovandosi di una fase difensiva che ultimamente è molto migliorata. Impetuosa la crescita di Damiani, figlia anche di un turn over molto largo. Scelte che fanno discutere ma i risultati, numeri alla mano, danno ragione all’allenatore

VITTORIA NETTA – C’è poco da dire per una partita a senso unico dall’inizio alla fine. L’Arezzo è tornato a vincere dopo 5 giornate di digiuno in cui aveva messo insieme solo 2 punti e la Recanatese ha perso la sesta gara consecutiva, confermandosi la peggior difesa del girone. La differenza sta tutta qua: da una parte una squadra che era in crisi di risultati ma non di gioco e dall’altra un gruppo che ha progressivamente perso smalto. Con la vittoria dell’andata, i marchigiani staccarono gli amaranto di 5 lunghezze. Oggi l’Arezzo è avanti di 10. Le pecore, come sempre, si contano a maggio.

LEADER – Gucci è arrivato alla doppia cifra con la seconda doppietta stagionale, eguagliando il suo record personale tra i professionisti che risaliva alla stagione 18/19 con la Pro Patria. La differenza è che qua mancano ancora 11 giornate e c’è tempo per arrivare più su. Le virtù del Gucci giocatore sono state messe in evidenza più volte, dentro un Arezzo in cui è soprattutto il centravanti a giocare per la squadra e non il contrario. Le virtù del Gucci uomo spogliatoio (ieri pure capitano) invece meritano una ripassata dopo le dichiarazioni del post gara, impeccabili anche nelle virgole. La sostanza era: i risultati arrivano se c’è fronte comune tra società, staff, calciatori. Anche a costo di ingoiare il turnover extralarge di Indiani. E Gucci, per la cronaca, era andato in panca a Cesena. Guardare la luna e non il dito non è da tutti.

SOLIDITA’ – Polvani, da quando è rientrato, ha cambiato volto alla difesa e, quindi, alla squadra: tre partite con lui in campo, un solo (auto)gol subìto. Considerando che è stato fuori tre mesi pieni, qualche rimpianto viene a galla. Più in generale, l’Arezzo è in una fase in cui concede poco: negli ultimi 5 turni ha subìto 3 gol (due autoreti) e Trombini, spulciando le cronache, ha fatto lo spettatore ieri, a Cesena e pure e Olbia nonostante l’inopinata sconfitta. Sembrano tramontati i tempi in cui la squadra concedeva l’impossibile. E nessuno li rimpiange.

CLASSIFICA – Con il 2-0 alla Recanatese, l’Arezzo ha 3 punti in più rispetto al girone di andata (11 contro 8) e vede la salvezza un po’ più vicina. Nonostante gli alti e bassi, la squadra si tiene a distanza di sicurezza dalla zona rossa, dove mai è scivolata durante la stagione. Ammesso e non concesso che ci si debba coprire le spalle piuttosto che dare un’occhiata ai playoff, va altresì rimarcato il solco che c’è nei confronti di penultima (+11 sull’Olbia) e terz’ultima (+10 sulla Recanatese). In ottica playout, che non verrebbero disputati con una forbice superiore alle 8 lunghezze, è un buon margine.

SINGOLI – Impetuosa la crescita di Damiani, rispolverato dalla naftalina un mese fa e interprete magistrale della doppia fase contro Entella, Pontedera e Recanatese. Bene Lazzarini, dopo un apprendistato non sempre lineare in categoria. Ma che non sarebbe stato facile si sapeva. Sprazzi del miglior Pattarello nel primo tempo di ieri: finte di corpo, dribbling sullo stretto, finanche un tunnel che non si vedeva da quel dì. E la solita rabona che non fa più notizia.

TURN OVER – Indiani continua a mescolare uomini e formazioni: otto giocatori su undici cambiati a Cesena, sette su undici ieri. La filosofia è quella fin dall’anno scorso e non è cambiata neppure in C, nonostante il salto di categoria. L’Arezzo, per scelta, non ha un undici base, il che toglie certezze ai tifosi e alla critica ma non è detto le tolga anche ai giocatori, visto che 34 punti dopo 27 giornate sono un bottino in linea con le aspettative della vigilia. A volte Indiani sembra andare per la sua strada a prescindere da ciò che gli accade intorno. A volte, da fuori, si fatica a scorgere la logica che sta dietro certe scelte. Di sicuro l’allenatore ha una sua coerenza di fondo. E i risultati di questo anno e mezzo, numeri alla mano, gli danno ragione.