La sconfitta contro la Juventus Next Gen sposta poco dal punto di vista tecnico: la squadra ha confermato di essere in salute, perdendo per gli errori commessi in attacco e in difesa, sul gol bianconero. Se playoff saranno, dopo aver stazionato sempre a metà graduatoria, senza mai aver penato come accaduto a Entella, Spal, Ancona, Vis Pesaro (solo per citarne alcune), bisognerà stappare una bottiglia di vino buono. A prescindere. Quello delle squadre B resta un progetto pensato male, utile alla Lega Pro, alla Juventus e all’Atalanta (e al Milan tra un anno) ma non al sistema
L’AREZZO C’E’ – Dal punto di vista tecnico, la sconfitta con la Juventus Next Gen non sposta granché. L’Arezzo ha confermato il buono stato di forma, costruendo tante palle gol e dimostrando una apprezzabile fluidità di manovra. Per qualità di gioco e opportunità da rete, la squadra aveva fatto peggio in altre circostanze, pur vincendo. Sabato è andata al contrario. E’ il calcio e non ci si può fare nulla.
LA LEGGE DEL GOL – La sconfitta è figlia anche del fuoco amico, che comprende l’errore difensivo costato lo 0-1 e gli errori sciagurati, clamorosi e molteplici davanti al portiere. La partita poteva andare in mille modi diversi, poteva svoltare tante volte a favore dell’Arezzo e invece si è incanalata verso un risultato che penalizza oltremodo la squadra, anche se non preclude nulla in chiave playoff. Alla fine la salvezza è già al sicuro, l’approdo agli spareggi è più che probabile e non si poteva pensare di vincerle tutte di qui alla fine. I gollonzi falliti sabato, inoltre, non spostano il giudizio generale su Gucci, senza il quale oggi l’Arezzo non sarebbe in C né si troverebbe a 47 punti in classifica.
EQUILIBRIO – I risultati positivi sono subdoli e pericolosi come quelli negativi. Quando si perde, il rischio da evitare è di vedere tutto nero e mettere mano alla situazione sull’onda dell’emotività, finendo spesso per buttare via il bambino con l’acqua sporca. Quando si vince, la tentazione è di spingere la squadra a dare gas fino a mandare il motore fuori giri, perdendo di vista le reali potenzialità di un gruppo che, numeri alla mano, sta conducendo in porto un’annata quasi perfetta. Se playoff saranno, dopo aver stazionato sempre a metà graduatoria, senza mai aver penato come accaduto a Entella, Spal, Ancona, Vis Pesaro (solo per citarne alcune), bisognerà stappare una bottiglia di vino buono. A prescindere da come andranno gli spareggi.
UN MILIONE E 920MILA EURO – Si è parlato molto di squadre B nei giorni scorsi, introdotte perché ci sono in tutta Europa (cit). Giova ricordare che nel 2018, secondo la moda del momento, avrebbero dovuto rilanciare il calcio italiano e poi per cinque anni se ne è iscritta solo una. Da quest’anno due. In rosa possono essere inseriti 4 over e non si capisce perché, visto che l’organico non è formato da juniores ma da ragazzi di 23 anni, già competitivi per la Lega Pro (nella Juventus NG, per esempio, il bomber Guerra con 12 gol sta facendo la differenza ed è un classe ’89). Non si capisce nemmeno perché, se la finalità è quella ricordata all’inizio, possano stare in rosa giocatori stranieri (la Juventus NG ne ha 7, l’Atalanta B 4), che al calcio italiano non portano nulla. Utile, per un’analisi generale, i costi di iscrizione di Juventus e Atalanta nell’estate 2023: 720mila euro ciascuno più contributo di altri 240mila euro. Totale: un milione e 920mila euro. Le squadre B servono molto alla Lega Pro e a chi le fa: per Juventus e Atalanta (e Milan tra un anno) sono utilissime, per il “sistema” un po’ meno. Piccolo inciso, la Lega di serie B ha ribadito un mese e mezzo fa la sua contrarietà alle seconde squadre. Chissà se la Juve o l’Atalanta dovessero salire di categoria (sono entrambe in zona playoff), che bell’estate verrebbe fuori…
A CALDO – Ciò premesso, ha stupito e non poco la polemica del presidente Guglielmo Manzo con i gruppi organizzati della sud, che per l’appunto dal 2018 disertano tutte le partite con la Juventus B (sarebbe accaduta la stessa cosa con l’Atalanta B). Polemica divampata sabato notte e ridimensionata nei giorni successivi. Sempre meglio avere i tifosi sugli spalti, questo è indubbio, ma l’Arezzo a Olbia ha giocato praticamente in casa e ha perso. A Vercelli contro il Sestri Levante, per una genialata organizzativa della Lega, i tifosi non poterono andare in trasferta, la partita finì 0-0 e nessuno fiatò. A Pesaro, non fosse stato per OA, i tifosi sarebbero rimasti a casa (tra la rassegnazione supina di tutti) per un grottesco divieto prefettizio che il Tar smontò in due balletti. Alla fine la partita in cui la squadra ha accusato di più l’assenza del pubblico è stata quella con la Virtus Entella (0-0). Lì i mille abbonati di curva chiesero a gran voce la possibilità di entrare, pagando pure un sovrapprezzo, ma la risposta fu un no secco. Al presidente, che è uno sanguigno e a volte ragiona di pancia, bisognerebbe raccontare la storia di un suo predecessore, che commentava sempre a caldo e alla fine c’è rimasto scottato. Meglio evitare.