Guido Ugolotti ai tempi in cui giocava ad Arezzo

Centravanti generoso, forte fisicamente, bravo di testa, non male nemmeno con i piedi. Guido Ugolotti il 15 gennaio 1986 segnò una delle due reti che consentirono all’Arezzo di centrare l’unica vittoria della storia a Perugia: “In settimana andammo in ritiro a Cortona e Riccomini, la domenica, se ne inventò una delle sue, mettendo Carletto a uomo su Allievi. Finì bene per noi e spero che dopodomani vada alla stessa maniera. Indiani è bravo, ha saputo rimettersi in gioco. In amaranto sono tornato da allenatore nel 2009 ma non poteva funzionare: ambiente diviso, dissidi interni. Ma la piazza merita la B”

Ugo-gol lo chiamavano i tifosi. Generoso, forte fisicamente, bravo di testa, non era male nemmeno con i piedi. Guido Ugolotti, classe 1958, ad Arezzo ha giocato tre stagioni, tutte in serie B. Ha corso tanto e segnato 21 volte, compresa quella che il 15 giugno 1986 regalò l’unica vittoria della storia in casa del Perugia. Cresciuto nella Roma, dopo aver appeso le scarpe al chiodo è diventato allenatore e la sorte lo ha riportato in amaranto, anche se per un solo mese, all’inizio del 2009. Oggi è reduce da un’esperienza a Malta, come direttore tecnico, con il Victoria Hotspurs.

Lo sa che lei e Facchini siete gli unici calciatori dell’Arezzo ad aver firmato una vittoria a Perugia?

Lo so, lo so. Il calcio è veramente strano. Quella partita ce l’ho stampata in memoria anche se non ho mai rivisto le immagini. La preparammo con attenzione e un po’ d’ansia, perché la domenica prima avevamo perso in casa con il Genoa, rimettendo in discussione la permanenza in B. Andammo in ritiro a Cortona, mister Riccomini provava a sdrammatizzare ma eravamo tesi. Poi per fortuna la partita finì bene: salvezza nostra e retrocessione loro.

Se lo ricorda il suo gol di testa?

Benissimo. Punizione laterale, presi il tempo a Pazzagli, il portiere del Perugia, e lo anticipai. Prima aveva segnato Facchini con un inserimento da dietro. Era uno molto tecnico Facchini, un po’ incostante ma bravo. Il campo era bagnato, in tarda mattinata venne giù un acquazzone fortissimo che ci aggiunse ulteriore preoccupazione, perché loro fisicamente erano più prestanti. Ma quel giorno dovevamo vincere noi. Riccomini tra l’altro se n’era inventata una delle sue.

l’Arezzo della stagione 86-87 (Ugolotti è il terzo in piedi da sinistra)

Cioè?

Prima della partita prese da parte Muraro, un attaccante, e gli disse che si sarebbe dovuto sacrificare in marcatura su Allievi, il mediano del Perugia che correva ovunque e che poi ha giocato pure ad Arezzo. Carletto fece una faccia… Rimase un po’ così ma accettò. E fu uno dei migliori.

E domenica che partita sarà?

Più importante per l’Arezzo che per il Perugia, anche se quando c’è di mezzo la rivalità non si può mai dire. Il Perugia in casa macina punti ma è già nei playoff da quarto, l’Arezzo può migliorare la sua posizione. Mi aspetto novanta minuti a viso aperto, Indiani sotto questo aspetto è una garanzia.

Lei Indiani lo ha affrontato 5 volte, compresa la partita che perse 3-1 a Foligno quando era sulla panchina dell’Arezzo nel 2009. Che opinione ha di lui?

Lo stimo, è un allenatore che ha saputo rimettersi in gioco varie volte e che non ha avuto remore nello scendere di categoria, vincendo tanti campionati. I numeri parlano per lui.

Cosa si è portato dietro delle sue tre stagioni da calciatore ad Arezzo?

Belle sensazioni. Il primo anno soprattutto fu appagante per me: andai in doppia cifra con Russo e Riccomini allenatori. Poi il ginocchio cominciò a farmi tribolare e il mio rendimento scese un po’, anche se segnai 8 gol nell’86-87. Il terzo anno fu un disastro: avevamo una rosa fortissima per puntare alla A e crollammo clamorosamente in C. Lì finì la mia esperienza in amaranto. Ma quel gruppo formato da Orsi, Butti, Mangoni, Minoia, Ermini era speciale.

in campo per l’allenamento nel 2009

La sua parentesi da allenatore dell’Arezzo invece fu decisamente diversa. Perché non funzionò?

Perché non poteva funzionare. Quando andai al colloquio con il presidente Mancini, il direttore sportivo Iaconi non c’era. Lui non avrebbe voluto cacciare Cari, fu una decisione del presidente. Trovai giocatori molto bravi e molto pagati, forse troppo, che con Cari avevano trovato un equilibrio e che presero male l’esonero. Io commisi l’errore di tenere lo staff del mio predecessore e in più c’era un ambiente diviso. Feci 4 partite, vincemmo 1-0 con il Gallipoli che poi andò in B, ma non bastò. E dopo la sconfitta in casa con il Marcianise andai via senza aver mai trovato feeling con lo spogliatoio.

Questa è sempre stata una piazza complicata.

Io la considero una piazza stimolante, giocare ad Arezzo piace a tutti i calciatori. Diciamo che è mancata stabilità societaria e finanziaria, con fallimenti troppo frequenti purtroppo. Se trova continuità e programmazione, Arezzo può stare stabilmente in B. Glielo auguro.

Quant’è che non capita da queste parti?

Qualche anno. Se domenica finisce bene, magari torno a fare un giro. E mi tolgo il peso di quest’unica vittoria a Perugia.