la squadra si scusa con i tifosi a fine match

A Pesaro e Pineto due sconfitte quasi in fotocopia, con gli amaranto in crisi dopo lo svantaggio. “E’ un problema di motivazioni” ha detto l’allenatore, che adesso si trova davanti ad alcune delicate decisioni da prendere, perché il tarlo della presunzione va estirpato subito e perché vecchi e nuovi giocatori vanno amalgamati in fretta. Serve un po’ di tempo anche se di tempo, nel calcio, non ce n’è mai

SCONFITTE FOTOCOPIA – C’è ancora tempo per aggiustare le cose e rimettersi in carreggiata, nessun giudizio può essere definitivo il 9 settembre. Di certo l’Arezzo ha perso male e quasi in fotocopia la partita di Pesaro e quella di Pineto: un inizio incoraggiante, poi lo sbandamento alla prima difficoltà. Contro Stellone, perlomeno, il finale di primo tempo produsse qualcosa. In Abruzzo, invece, poca roba. E’ il dato più preoccupante di tutti.

SQUADRA FRAGILE – Coccia non è ancora dominante in fascia e sull’altro lato l’influenza di Montini ha fatto danni veri, perché Lazzarini quando gioca esterno basso è più sfigato di Paperino (due rigori provocati in 79 minuti gridano vendetta) e Renzi lì produce la metà del suo potenziale: aggiunge poco alla difesa, toglie moltissimo al centrocampo. Mawuli quest’anno è partito lento, consegnandosi senza colpo ferire all’aggressività della Vis e poi a quel marpione di Amadio. Guccione, forse l’unico, vero uomo squadra, si è eclissato con tutte le conseguenze del caso. Con Pattarello a sprazzi, anche a causa della botta alla schiena rimediata all’esordio, il possesso dell’Arezzo si è fatto macchinoso e sterile. Ma più che gli affanni di alcuni singoli, è la fragilità di squadra a colpire, l’incapacità di assorbire l’imprevisto e di far pesare la maggior caratura tecnica. Passano i minuti e l’Arezzo si sfilaccia, smarrisce idee, si consegna all’avversario. Un cliché da cambiare prima di subito.

COPPIA CENTRALE – L’infortunio di Chiosa ha spinto Troise a schierare sempre la coppia centrale Del Fabro-Gigli. Sono due giocatori di struttura, forti di testa, rocciosi, non proprio a loro agio nel far partire l’azione nonostante l’Arezzo opti spesso per la costruzione del basso. In queste due trasferte ne sono stati dilatati i difetti a discapito dei pregi, che pure ci sarebbero: ma addirittura sono sembrati poco dominanti anche sul piano fisico. E’ uno dei dettagli su cui ci sarà da fare valutazioni in vista del Legnago.

“CI HANNO SURCLASSATO” – Al di là di alcune scelte di Troise (gli spezzoni senza centravanti di ruolo, il cambio modulo di Pineto, il finale di gara con una mediana inedita formata da Renzi e Chierico), la squadra sembra imborghesita rispetto al passato, meno combattiva, più nervosa. Ed è un difetto da correggere in fretta, perché se poi ti entra dentro non si toglie più. L’allenatore, in conferenza stampa, ha puntato il dito proprio sull’aspetto mentale e utilizzato un’espressione molto drastica per descrivere la diversità di interpretazione agonistica del match da parte di Pineto e Arezzo: “Ci hanno surclassato” ha detto, chiedendo ai suoi calciatori di svestire i panni indossati finora e recuperare la combattività del passato. Più facile a dirsi che a farsi.

Cutolo durante un battibecco tra le panchine

CUTOLO FUORI – A proposito di nervosismo. La prima espulsione dell’anno l’ha subìta Nello Cutolo, allontanato dalla panchina poco prima del 3-0. L’arbitraggio di Pasculli, in verità, non è sembrato lineare né particolarmente lucido ma il rosso al direttore sportivo è emblematico di una fibrillazione sopra le righe: comprensibile ma da evitare come la peste. Il direttore sportivo quest’anno ha un bel fardello di responsabilità sulle spalle e ci sta che i novanta minuti vengano vissuti con il cuore in gola. Resta il fatto che alla squadra, specie adesso, vada trasmesso un messaggio differente. Se anche Cutolo si fa prendere la mano, diventa tutto più complicato.

IL LAVORO DI TROISE – Su una cosa si può concordare: l’Arezzo vale più di questi 3 punti in 3 giornate. Troise però deve lavorare su più fronti: togliere dalla testa dei giocatori il tarlo della presunzione e amalgamare i vecchi con i nuovi acquisti. Il primo compito è essenziale, specie dopo che allo spogliatoio è stato trasmesso il messaggio che l’organico è forte, da primi posti, che l’asticella si è alzata e che “se gli astri si allineano può essere l’anno buono”. Propositi legittimi ma insidiosi, da gestire con cura. Inoltre la continuità tecnica, sottolineata più volte, adesso ha subìto una variazione: in organico ci sono nuovi potenziali titolari, 4 dei quali arrivati da pochi giorni e in condizioni fisiche non ideali. “Siamo in una fase di assestamento” disse Troise venerdì in conferenza. Serve un po’ di tempo anche se di tempo, nel calcio, non ce n’è mai.