In cento in Sardegna per sostenere la squadra, anche senza entrare allo stadio per un divieto surreale. La visita alla squadra in hotel, Torres-Arezzo seguita in tivù dentro un ristorante, le bandiere che sventolano sulla collinetta, gli amaranto che vincono ed escono dal “Sanna” tra gli applausi del pubblico di casa. Come gran finale, il coro per Ogunseye dentro l’aereo

“Credo che sia stata una delle trasferte più spettacolari di sempre. E senza partita”. Sorride uno dei circa cento temerari che ieri, nonostante l’impossibilità di accedere al settore ospiti, ha raggiunto Sassari per andare a sostenere la squadra. Una dimostrazione di attaccamento che ha sorpreso anche i giocatori amaranto: mentre stavano per recarsi allo stadio, hanno trovato il gruppo di tifosi davanti all’hotel con bandiere, sciarpe e cori ad alto volume. E hanno sgranato gli occhi.

La giornata è filata liscia sotto tutti i punti di vista. L’Arezzo ha vinto uno scontro diretto importante e, per quanto riguarda l’ordine pubblico, non si è verificato alcun problema. E’ uno dei tanti paradossi che aleggiano sulla vicenda del divieto di trasferta imposto dalla prefettura di Sassari dopo la segnalazione dell’Osservatorio. E’ evidente che si è trattato di una sanzione legata ai tafferugli che si sono verificati prima di Arezzo-Ternana, un provvedimento punitivo che, carte alla mano, non avrebbe ragion d’essere: non per caso un anno fa il Tar delle Marche, in circostanze analoghe, annullò il decreto prefettizio. Stavolta è andata diversamente, a dispetto della giurisprudenza e del fatto che tra tifosi della Torres e dell’Arezzo non c’è mai stata tensione.

Anzi, in linea teorica ieri si era creata una situazione potenzialmente esplosiva, con cento aretini a spasso per la città dalla mattina al pomeriggio. Il buon senso per fortuna ha prevalso e l’ospitalità tipica dei sardi ha giocato un ruolo importante. I tifosi sono andati a pranzo in un ristorante del posto, che ha messo a disposizione un grande spazio con una televisione per guardare la partita. Così si è creato uno scenario insolito: avventori locali mischiati a gente di Arezzo hanno seguito la gara, ognuno a sostegno dei propri colori.

Qualcuno racconta che l’open bar sia stata la mossa vincente del ristoratore, ma non ci sono conferme ufficiali. Di sicuro, come testimonia qualche video che circola in rete, l’atmosfera si è fatta rapidamente elettrica e goliardica, con l’Arezzo che ha segnato due volte e portato a casa tre punti pesanti, lasciando il “Vanni Sanna” tra gli applausi dello sportivo pubblico rossoblu. Poco più in là il vessillo amaranto sventolava sopra una collinetta nei pressi del ristorante.

Per i tifosi è arrivata l’ora di ripartire, senza mai essersi avvicinati allo stadio. All’aeroporto di Alghero c’è stato il secondo incrocio con la squadra, culminato nel coro intonato a squarciagola dentro l’aereo: “Ogunseye è la punta che non segna, fa doppietta in Sardegna, è il nostro goleador”. Un ritorno dolcissimo per un ricordo indelebile. Una dimostrazione di passione che dà un senso anche a questo strampalato calcio di oggi.