Ezio Capuano con i tifosi amaranto

Il tecnico ha firmato con il Trapani e il 18 dicembre, nella gara secca dei quarti di finale di Coppa Italia, tornerà per la prima volta al Comunale da ex. In amaranto ha vissuto due anni esagerati, pieni di soddisfazioni e delusioni, di bagni di folla e polemiche, ricoprendo una miriade di ruoli. Sempre con un affetto illimitato per la piazza

CONFERENZA TRASH – Ezio Capuano diventò l’allenatore dell’Arezzo il 10 giugno 2014. La squadra militava in serie D da quattro stagioni ed era in odore di ripescaggio ma il presidente Mauro Ferretti, in modo incomprensibile, rinunciò a presentare la domanda. Quando la Figc riaprì una finestra utile, a fine estate, fu proprio l’allenatore a spingere per questa soluzione, convincendo la proprietà a depositare fideiussione e contributo a fondo perduto pur di riguadagnare il professionismo. Il 28 agosto andò in scena una conferenza stampa di quasi un’ora, aperta anche ai tifosi, in cui i toni galleggiarono tra il comico e il tragico. A Capuano, che tempo dopo confessò di aver consegnato personalmente la documentazione in federazione, spostandosi in motorino per le strade di Roma, scappò anche un’espressione blasfema (minuto 36.15). Ma alla fine ebbe ragione lui e l’Arezzo tornò in serie C.

SOLDATI DI CAPUANO – La squadra venne costruita in fretta e furia, pescando diversi svincolati sul mercato. Quello che doveva essere un campionato di sofferenza, si rivelò al contrario una miniera di cose buone. Merito dell’allenatore, che riuscì ad amalgamare velocemente il gruppo intorno a un modulo sparagnino ma efficace, il 3511. Era un Arezzo non bello a vedersi e però agguerrito, feroce, determinato, che sputava sangue sul campo con Benassi e Panariello, Villagatti e Brumat, Gambadori e Dettori, Erpen e Bonvissuto. Il pubblico si schierò da subito a fianco della squadra e del suo tecnico, creando un fronte comune che rappresentò uno dei segreti di quell’annata. A ottobre, dopo la vittoria contro il Pordenone, Eziolino consegnò agli annali esultanza e festeggiamenti epici. Il 2014 dell’Arezzo fu un anno al cardiopalma.

BATTICUORE – L’Arezzo non scivolò mai in zona playout e anzi ottenne un insperato e positivo nono posto, mettendo insieme 49 punti grazie alla quinta difesa del torneo (36 gol al passivo in 38 giornate). Non solo: la squadra al Comunale fermò sullo 0-0 il Novara, poi promosso in B, batté 1-0 il Bassano secondo, pareggiò 1-1 con il Pavia terzo e con l’Alessandria quinta, regolando 2-0 il Real Vicenza che aveva un organico competitivo. I 3 punti che suggellarono definitivamente la stagione arrivarono il 25 aprile 2015 contro il Monza. Vittoria 2-1 in rimonta dopo il gol brianzolo di Pessina: a segno Mariani all’88’ e Panariello all’89’, che si fece tutto il campo all’impazzata per andare a esultare davanti alla sud. Capuano schizzò a cento all’ora dalla panchina e, per lo sforzo, ebbe un malore. La domenica la concluse all’ospedale San Donato. Ma due giorni più tardi, sfidando l’invito alla prudenza dei medici, era già in campo.

GIOIE E DOLORI – La stagione successiva cominciò sotto altri presupposti. La piazza voleva qualcosa in più, la società anche. Il feeling con la proprietà cominciò a incrinarsi piano piano, mentre in campo la squadra era stata ridisegnata con il 4312. L’uomo faro fu Luca Tremolada, arrivato dopo un infortunio alla spalla e con l’etichetta del talento inespresso. Fu proprio grazie a Capuano che il fantasista si rilanciò alla grande, segnando 10 gol con 8 assist che gli valsero il ritorno in B all’Entella. “Ezio è stato come un padre per me” dirà poi il giocatore. Prima della trasferta di Pontedera con il Tuttocuoio, a settembre 2015, Capuano evocò “nemici subdoli come vermi” che tramavano nell’ombra. Ce l’aveva con i suoi dirigenti: una polemica che, con il senno di poi, era il prologo a un’annata piena di tormenti.

MODULI E NUMERI – Comunque Capuano aveva l’ambiente in pugno. La piazza si fidava di lui, la squadra lo seguiva seppure il rendimento fosse altalenante. Al di là delle frasi a effetto e di qualche atteggiamento sopra le righe, l’allenatore dimostrava conoscenza e competenza sotto l’aspetto tecnico e gestionale. Del tutto a suo agio di fronte alle telecamere, in più circostanze mise in piedi vere e proprie lezioni di calcio negli studi di Block Notes, approfittando della lavagna tattica. Eziolino passava con grande disinvoltura dallo spiegare le differenze tra fase difensiva e fase difendente all’illustrare nei dettagli i segreti del 3511. Fu grazie a lui che gli sportivi presero confidenza con termini come braccetto e sottopunta, oggi diventati di utilizzo comune.

UNA BANDA DI PEZZI DI M… – Il 7 ottobre 2015 l’Arezzo gioca un’amichevole infrasettimanale, in notturna, sul campo del Lucignano, squadra di Promozione. Il sabato successivo è in programma il match casalingo con la Carrarese e Capuano vorrebbe vedere all’opera calciatori concentrati e sul pezzo. Invece la partitella finisce male, gli amaranto perdono incredibilmente 1-0 e, al rientro negli spogliatoi, l’allenatore è furibondo. Il terzino Sperotto ne registra la sfuriata e poi invia l’audio su un gruppo wapp. Poche ore dopo la voce di Eziolino è virale su tutti gli smartphone d’Italia. Ne viene fuori un putiferio, Capuano minaccia di mettere fuori rosa il capitano Gambadori senza la confessione del colpevole. E alla fine Sperotto ammette: “Sono stato io”. La sua avventura in amaranto termina quel giorno. L’Arezzo, 72 ore dopo, contro la Carrarese perde 4-1.

SOTTO I RIFLETTORI – L’eco di quanto accaduto scatena l’attenzione degli organi di stampa. Capuano diventa il personaggio da intervistare, difendere, deridere, a seconda delle personali inclinazioni. Lui all’inizio si schermisce, poi si crogiola di fronte al picco di popolarità, fedele a un carattere che da un lato lo tiene legato al campo, il vero palcoscenico della sua passione, e dall’altro lo spinge verso la ribalta mediatica. Di lui e dell’Arezzo si occupano i quotidiani e le televisioni, le radio e i siti web. Arrivano Striscia La Notizia con il tapiro d’oro e Le Iene, alzando un polverone a metà tra il grottesco e il surreale. Vengono passate al setaccio le acrobazie dialettiche del mister: l’intrinseco e il semantico, la libertà di pensiero e le nefandezze, gli scostumati e i panettieri. Poi, esaurita la tempesta, tutto torna come prima.

Ezio Capuano con il tapiro d’oro

RIMPIANTI AMARANTO – E’ un Arezzo che andava a corrente alternata quello. C’erano Baiocco in porta, Capece in regia, Feola in mediana, Bentancurt in attacco ma il gruppo era meno battagliero dell’anno prima, più umorale, anche meno fortunato negli episodi. Un esempio eclatante è rappresentato dalla gara del 13 dicembre con la Spal dell’ex Semplici, che poi salirà in B. Gli amaranto tengono testa ai più quotati avversari, giocano una bella partita e al 94′ sono avanti 3-2 grazie a due gol di Tremolada. Capuano, espulso, segue gli ultimi, concitati minuti passeggiando nervosamente in tribuna in mezzo agli spettatori. Sembra fatta ma all’ultimo tuffo Cellini (proprio lui, l’uomo che metterà il sigillo sulla battaglia totale due anni e mezzo dopo) agguanta il 3-3. E sono altri rimpianti.

IL 17 APRILE DI EZIO – Tra Eziolino e lo spogliatoio il feeling scemò giornata dopo giornata. Nella campagna trasferimenti di gennaio fu ceduto l’attaccante Cori per un comportamento indisciplinato dopo la sostituzione a L’Aquila, la rosa venne cambiata e l’unità di intenti con i giocatori evaporò inesorabilmente. La rottura con il vicepresidente De Martino, con il figlio in rosa, era già consolidata, quella con il presidente Ferretti maturò verso la fine del girone di ritorno, mentre la curva contestava squadra e società. Nell’organigramma era stato inserito il direttore sportivo Roberto Gemmi e per Capuano fu fatale la sconfitta interna contro la Pistoiese. Il 17 aprile, in una data storicamente infausta per il calcio aretino, il tecnico perse il posto. Un epilogo cruento tra dispetti e malignità per una storia in cui era stato allenatore e uomo mercato, dirigente e capopopolo, addetto alle pubbliche relazioni e, per tanti mesi, architrave di un club che navigava a vista. L’Arezzo, per le ultime tre giornate, ingaggiò Bucaro e centrò la salvezza.

IL GRANDE EX – Eziolino Capuano avrebbe potuto tornare ad Arezzo nella stagione 2020/21, quella dell’amara retrocessione in D. Ma la società, già sotto la guida di Guglielmo Manzo, dopo l’esonero di Potenza optò per Camplone prima e Stellone poi. Capuano, che non ha mai nascosto il grande affetto che lo lega a questa piazza, compirà 60 anni il prossimo 19 gennaio e fa parte del ristrettissimo elenco di allenatori che dal 1993 a oggi sono restati sulla panchina dell’Arezzo per più di una stagione: insieme a lui soltanto Serse Cosmi e Paolo Indiani. Il tecnico di Pescopagano, dopo il biennio amaranto, ha guidato Modena, Samb, Rieti, Avellino, Potenza e Messina. Quest’anno ha iniziato la stagione a Taranto, dove la stagione scorsa aveva centrato i playoff, per dimettersi in estate a causa delle difficoltà societarie. Poi una breve esperienza a Foggia, chiusa con la risoluzione consensuale. Adesso la chiamata del Trapani. Il 18 dicembre in Coppa Italia tornerà al Comunale da ex per la prima volta.