I tre punti di Rimini sono frutto delle scelte, anche rischiose, dell’allenatore. Che forse ha trovato la chiave per entrare nella testa dei suoi calciatori. L’Arezzo ha ritrovato il successo e un po’ di serenità, in attesa di quella continuità che auspicano i tifosi

SPACCATUTTO – Bravo Bucchi. Ha sparigliato le carte, ha rischiato l’osso del collo con una formazione inedita e piena di giocatori che preferiscono correre in avanti piuttosto che indietro. Però non li ha mandati allo sbaraglio, li ha messi in campo con un’idea e ha saputo convincerli che era quella giusta. Era mentale il vulnus che aveva incartato le prestazioni contro Ternana e Torres. E parimenti è stato mentale il surplus che ha spostato gli equilibri dalla parte giusta a Rimini. Entrare nella testa dei calciatori è privilegio per pochi, il tempo dirà se Bucchi ha trovato la chiave.

INVERSIONE – L’Arezzo ha sempre fatto la partita, il Rimini l’ha subìta e quando ti prendi l’inerzia del match, poi gli episodi ti vengono appresso. La squadra è tornata a vincere dopo un mese e mezzo, è tornata a segnare con elementi diversi dal solito Pattarello, ha rispolverato quel cinismo che non si vedeva da troppo tempo. Poi Buscè ha detto che l’Arezzo è sceso in campo per non giocare a calcio, per spezzettare il gioco, e sono dichiarazioni che testimoniano quanto sia complicato parlare a caldo senza il tempo di pensarci su.

ALONE GRIGIO SCURO – Bucchi, tornando indietro di tre giorni, aveva parlato della cappa di negatività che aleggiava sulla squadra. Da che calcio è calcio, i risultati spostano umori e giudizi. L’Arezzo prima del colpaccio in Romagna veniva da un mese e mezzo senza vittorie, da una striscia di otto gare interne con una vittoria appena, con una classifica imbruttita ogni settimana di più. E senza considerare tutto il resto, comprese la gestione un po’ improvvisata del cambio in panchina e le prestazioni sgonfie che avevano fiaccato l’entusiasmo quanto i risultati. Logico ci fossero scetticismo, polemica, diffidenza. Accade ovunque. Già oggi si respira un’aria diversa, nonostante una rondine non faccia primavera. La cappa si rimuove con serate come quella di Rimini.

PIU’ CAROTA – Non sempre si potrà mettere un trequartista a fare il play (anche se Guccione alla Liverani non è una bestemmia calcistica), con Capello mezz’ala e il tridente davanti. Ma lo sa pure Bucchi. Diciamo che ieri sera serviva uno shock, una scarica di corrente e l’allenatore l’ha indovinata in pieno. Adesso l’importante è trovare quella continuità che è sempre mancata, nelle prestazioni più che nei risultati. La squadra è competitiva, con qualche pecca come hanno tutte le squadre, ma non è mai stato il valore tecnico il vero problema. Questo è un gruppo che va lisciato, stimolato, protetto, non messo alla berlina come è accaduto nei mesi scorsi. La vittoria di Rimini lo testimonia in modo eclatante.