Michele Gelsi in maglia amaranto abbracciato da Ogliari e Testini

In biancazzurro ha giocato nove stagioni, in amaranto ha conquistato la B con un gruppo di cui era il leader. “Sabato è da tripla, vincerà chi interpreterà meglio i novanta minuti. Baldini ha una rosa giovane che nelle difficoltà si è smarrita. Bucchi mi piace, ha buone idee, Guccione può essere impiegato ovunque. Io rubavo con lo sguardo i segreti dei compagni più bravi, oggi i giovani si sentono arrivati appena mettono piede in prima squadra. Molti tornano indietro per questo”

Michele Gelsi è stato il condottiero dell’Arezzo che tornò in B nel 2004. Abbruscato e Serafini facevano i gol, Scotti e Venturelli alzavano il muro, Pagotto parava anche le mosche ma lui era il cervello della squadra, l’uomo d’ordine, il punto di riferimento. In una parola: il leader. Giocò 35 partite quell’anno, segnando 7 reti. Classe 1968, toscano di Capoliveri, ha vestito anche le maglie di Fiorentina, Parma, Perugia, Udinese, Ravenna, Livorno, Lucchese, Mantova. Ha vinto spesso, ha lasciato buoni ricordi ovunque e però il cuore è a Pescara: nove stagioni, 336 presenze, 48 gol. Il 25 aprile 2024 è tornato ad Arezzo insieme ai suoi compagni e a mister Mario Somma per festeggiare il ventennale della vittoria del campionato. Il teatro Mecenate era stracolmo e nella gara dell’applausometro fu uno dei più acclamati.

Come definiresti il tuo rapporto con Arezzo?

Profondo. Ci ho giocato un anno soltanto ma è tutt’ora molto intenso. E poi quando vinci ti resta dentro qualcosa per sempre.

La chat con i compagni di quella stagione è ancora attiva?

Certamente. E’ anche molto vivace, soprattutto grazie a Scotti. Abbiamo in animo di ritrovarci, nonostante non sia facile conciliare gli impegni di tutti: Abbruscato e Javorcic sono negli staff di Napoli e Juventus in serie A, qualcuno allena, le cose da fare per ognuno di noi non mancano. Ma ci riusciremo.

Tu hai una società di management sportivo. Di cosa si occupa nello specifico?

Cerchiamo giovani talenti, seminiamo per poi raccogliere in futuro. Servono occhio lungo, competenza, professionalità e onestà. Ci sono ragazzi che a 13 o 14 anni sembrano destinati a diventare fenomeni e poi si perdono. Altri sbocciano più tardi. Le variabili sono moltissime: sviluppo fisico, carattere, contesto sociale, qualità degli istruttori e degli allenatori che trovano. Nella scuderia tre o quattro nomi interessanti ce l’ho, auguro loro di mantenere le promesse. E comunque ho anche un’altra attività cui tengo molto.

Lo stabilimento balneare.

Esatto, qui a Pescara. Siamo aperti circa sette mesi all’anno, mi diverte.

Sabato c’è Pescara-Arezzo. Come finirà?

Può andare in tutti i modi, è la classica partita da tripla. Si affrontano due squadre che finora hanno avuto alti e bassi, è difficile fare un pronostico. Molto dipenderà da chi interpreterà meglio i novanta minuti.

Gelsi con Abbruscato e Passiglia alla festa per il ventennale della promozione in B

Chi ha più da perdere?

Entrambe. Per il Pescara chiudere da migliore terza dei tre gironi sarebbe importante in chiave playoff, mentre l’Arezzo con una vittoria accorcerebbe la classifica. Una sconfitta complicherebbe i piani di tutte e due le squadre.

Cosa è mancato al Pescara per restare in testa al campionato?

La qualità, l’esperienza e un attaccante da 15 gol. Virtus Entella e Ternana, dal punto di vista tecnico, hanno qualcosa in più. Baldini è un bravo allenatore ma ha un gruppo giovane che quando le cose andavano bene, si esaltava. Quando sono cominciate le difficoltà, si è smarrito. Il Pescara è stato anche a +6 sull’Entella, adesso è a -16. I numeri sono chiari.

Che idea ti sei fatto dell’Arezzo?

Mi aspettavo qualcosa in più. La rosa è competitiva, ha tanti elementi di livello, specialmente davanti. A un certo punto ha rallentato in modo evidente e non so cosa sia successo. Adesso Bucchi sta cercando di riportare fiducia con un atteggiamento tattico spregiudicato. E’ un allenatore che ha buone idee, questa filosofia a me piace.

Guccione play, Capello mezz’ala, il tridente in attacco. Può reggere uno schieramento così proiettato all’offensiva?

Se i calciatori si danno una mano, se c’è organizzazione, si può fare. Guccione per me può essere impiegato in tutti i ruoli del centrocampo, sa giocare sul corto e sul lungo. In quella posizione servono personalità e piedi buoni.

Perché nel calcio di oggi è così difficile trovare un regista alla Gelsi, capace di unire temperamento e visione di gioco?

Perché il calcio è cambiato. Si privilegiano calciatori più prestanti, più muscolari. E poi io rubavo con lo sguardo i segreti dei compagni più bravi, in allenamento me li mangiavo con gli occhi. Dopo veniva naturale riportare certi insegnamenti sul campo. Oggi i giovani sono meno attenti, pensano al proprio orticello, si sentono arrivati appena mettono piede in prima squadra. E invece arrivati non sono. Molti rimbalzano e tornano indietro per questo.