Pattarello, Guccione e Tavernelli colonne amaranto

La prova più convincente di tutte ha portato in dote un’atmosfera elettrica nel dopo derby, nonostante la rivalità sopita dall’assenza dei tifosi umbri e il terribile rendimento esterno del Perugia. Il sistema di gioco esalta le caratteristiche di Guccione, Pattarello e Tavernelli, punti di riferimento della manovra. Le prossime quattro giornate diranno se l’Arezzo ha trovato la continuità inseguita da inizio stagione

UN BEL DERBY – La prova più convincente di tutte. Una vittoria meritata, costruita con l’atteggiamento giusto, con ordine tattico, con giocate tecniche di qualità. L’Arezzo ha segnato due volte, poteva anche dilagare, ha concesso a Trombini una serata da spettatore non pagante. Siamo alla 35esima giornata e forse è tardi per pensare di aver trovato la quadratura del cerchio ma è indubbio che dal campo sono venuti su segnali incoraggianti. Certe sensazioni di freschezza, di vitalità erano state smarrite da tempo e avevano fatto capolino poche volte in stagione. Per questo la vittoria è piaciuta e la prestazione di più.

ABITO SU MISURA – Il 433 di Bucchi è cucito addosso a Guccione, che da play dà un senso a tutta la manovra, e ai due esterni d’attacco, che se le cose vengono fatte bene hanno modo di andare all’uno contro uno, accentrarsi e battere a rete. I gol sono nati così. L’intuizione di mettere un trequartista davanti alla difesa ha sparigliato le carte: è vero che l’Arezzo ha perso e giocato male anche con Guccione in quella posizione ma in generale la squadra ha trovato un raziocinio, una logica più coerente, affinando il palleggio. Bucchi dice che grazie alle geometrie del 7, giocano meglio anche i centrali di difesa e le mezzeali. Ha ragione. Per quanto riguarda Pattarello e Tavernelli, sono stati i migliori in campo. Il vero peccato, anche in prospettiva playoff, è che non abbiano rimpiazzi di ruolo.

LA PRIMA PUNTA – Certo, Ravasio viene utilizzato quasi solo come grimaldello per aprire spazi ai compagni, come uomo di sponda, e in porta non tira mai. Ma ogni coperta ha un lato un po’ più corto. Se a un centravanti togli il gusto di andare a fare gol, togli la certezza che prima o poi la palla buona arriverà, un po’ lo prosciughi. C’è da dire che Ravasio per adesso ha interpretato il ruolo con grande generosità, con spirito di sacrificio, calandosi nella parte senza tradire malumori. Bucchi ha giocato in quel ruolo, certe dinamiche le conosce bene, qualche accorgimento lo starà studiando di sicuro.

BUONUMORE – Resta il fatto che si è completamente ribaltata la situazione rispetto all’andata, quando fu il Perugia a vincere con il doppio scarto e l’Arezzo uscì dal Curi con le ossa rotte. Stavolta la squadra non ha steccato, è rimasta sul pezzo fino alla fine e ha messo dentro tre punti pesanti. Vincere il derby non è mai banale, anche se giocato senza i tifosi rivali in curva ospiti. La bontà della prestazione ha in parte sanato questo vulnus e infatti al triplice fischio c’era un’atmosfera elettrica come mai accaduto prima.

CERCASI STABILITA’ – Bene Chiosa, carico Righetti, convincente Dezi, giusto per citare tre che non hanno avuto la vetrina dopo la partita di sabato. Bucchi ha portato un po’ di sana leggerezza nell’ambiente, ha lenito diverse tensioni, ha rimesso un minimo di serenità al centro del villaggio. L’unico dubbio, per quel che concerne il derby, riguarda il rendimento esterno del Perugia che lontano dal Curi è da retrocessione: 12 punti appena come il Milan Futuro, meglio solo del Sestri Levante. Ciò nulla toglie alla bontà della prestazione amaranto. Semmai, se veramente si è trovata la continuità tanto invocata, lo diranno Pescara, Entella, Lucchese e Pianese. Finora con Bucchi due sconfitte, poi tre vittorie, poi due sconfitte, poi due vittorie. L’altalena è scomoda.