Il presidente ha inaugurato la 14esima edizione del Festival del calcio con un’intervista fiume su tutti i temi caldi: “Al Città di Arezzo lavoreranno solo aziende aretine, prevista anche la riqualificazione delle Caselle con una foresteria da 50 camere. I soldi li garantiranno le mie società e altri investitori, procederemo per step. Pattarello per me resta, ci servono altri 7/8 giocatori. Domani depositiamo i documenti per l’iscrizione al campionato, fideiussione compresa”
Guglielmo Manzo ha aperto con una intervista ricca di contenuti la 14esima edizione del festival del calcio, in programma proprio ad Arezzo con una serie di eventi che si snoderanno fino al mese di novembre. Il presidente dell’Arezzo ha parlato dei temi d’attualità, dallo stadio al rapporto con la piazza, dal centro sportivo delle Caselle al ritiro in Trentino, dal futuro di Pattarello alle ambizioni per la prossima stagione.
QUINQUENNIO AMARANTO – “Nel 2020 siamo partiti male, la programmazione ci ha fatto migliorare. Ci sono stati risultati sportivi, conquistati sul campo, ma anche riguardo le infrastrutture: oggi abbiamo tre centri sportivi, uno dei quali dedicato esclusivamente al settore giovanile. In parallelo ai lavori sullo stadio, riqualificheremo Le Caselle con 50 camere per ospitare un centinaio di ragazzi del vivaio. Quando arrivammo, lì trovammo il cancello chiuso con i lucchetti, perché il vivaio dell’Arezzo era appaltato a un’altra società. Il primo anno è stato brutto, l’unica cosa bella fu lo scudetto con la Primavera 3. Pochi giorni fa abbiamo vinto la Primavera 4, il percorso lo ritengo positivo. Con la città la difficoltà maggiore è stata far comprendere che esternamente sono romano ma dentro salernitano. Ad Arezzo i romani non sono visti bene e sappiamo perché. Io invece sono della Svizzera campana, oggi mi sento mezzo aretino”.
STADIO – “Siamo un bel pezzo avanti, entro dicembre depositeremo i progetti esecutivi e tutta la documentazione necessaria. Poi il Comune avrà 60 giorni di tempo per le sue valutazioni. Al sindaco Ghinelli, giusto per mettergli un po’ di pressione, ho detto che il 10 febbraio 2026 mi presenterò con le ruspe. Stiamo completando l’iter e posso anticipare che ai lavori parteciperanno solo aziende aretine. I soldi li metteranno le mie società e altri investitori ma nessun fondo che possa poi ricattarci. Procederemo per step, garantiremo le coperture per gli interventi via via che saranno completati”.
LA SQUADRA – “Nessuno verrà ad Arezzo fare la spesa. Riguardo Pattarello, ho già parlato con i suoi agenti. Se il giocatore mi dirà che vuole andare via, alla giusta cifra lo farò andare. Ma io sono convinto che non dovremo faticare per trattenerlo. Con la nostra giusta offerta e giusta ambizione, penso che lui resterà. Cosa potrebbe sperare di più che vincere la C ad Arezzo? Io voglio vincere, lo ribadisco. Ci servono 7/8 giocatori e faremo di tutto per prenderli”.
BILANCI – “La sostenibilità economica della serie C è un obiettivo vitale. A me, dopo la cessione del 50% di New Energy a Fondazione Enasarco e il trasferimento del 99% della Ss Arezzo a Gelmax, dalla Lega hanno richiesto decine di documenti. A chi porta i club al fallimento, cosa chiedono? Ogni società deve investire in base ai ricavi che produce, a quel punto il sistema sarebbe più sostenibile. Domani depositeremo in Lega la documentazione per l’iscrizione al prossimo campionato, fideiussione compresa”.
I TIFOSI – “Noi abbiamo una grande tifoseria, è appurato. E Orgoglio Amaranto è un valore aggiunto con una missione: fare in modo che il club resti lineare e sostenibile. Insieme abbiamo superato tanti ostacoli, il comitato è un punto di riferimento soprattutto nei momenti difficili. L’Arezzo ha un socio che c’è e io i consigli li ascolto sempre”.
PROGETTUALITA’ – “Lo spirito imprenditoriale l’ho sempre avuto, negli anni ho voluto diversificare: gas e luce, food, calcio senza lasciare le centrali termiche da dove sono partito. Ho ancora due centrali a carbone che seguo sempre con i tecnici di una vita. Se si va in un posto bisogna strutturarsi, cosa che abbiamo fatto anche qua con l’hotel e i centri sportivi. Lo store in Corso Italia è stato un’opportunità, l’abbigliamento sportivo è un’idea che ha avuto mia figlia Francesca. Oggi Rever Iconic serve tante squadre, circa 40 oltre all’Arezzo. E’ tutto merito suo. Io ho solo messo il finanziamento iniziale. Lei entrerà nell’Arezzo con un ruolo importante, da vicepresidente. Sta seguendo la società da un anno e mezzo, è pronta per fare il passo”.

LO SPOGLIATOIO – “Quella frase sulle teste di cazzo riferita ai calciatori la direi di nuovo. Un minuto dopo aggiunsi che i miei ragazzi non deve toccarmeli nessuno. Io gestisco tutto da buon padre di famiglia. Mio padre me l’ha detto un sacco di volte che ero un testa di cazzo ed era uno sprone per me. Questo atteggiamento è stato importante: in serie D, se non fossi intervenuto dopo Terranuova, non saremmo mai saliti di categoria”.
COMPLEANNO – “Il 2 giugno compio 60 anni. E’ un traguardo importante, sono contento perché ho la salute e una famiglia che mi assiste. Vengo da un paesino che si chiama Vallo della Lucania, mi sono trasferito a Roma a 12 anni. Il terzo giorno di scuola chiamarono mia madre perché erano convinti fossi straniero. Parlavo un’altra lingua, ci misi 6 o 7 mesi per migliorare. Ho fatto l’operaio fino a 23 anni, poi misi su la prima azienda e oggi posso dire di aver creato un bel gruppo. Il 19 marzo abbiamo venduto il 50% a Fondazione Enasarco: ho deciso per il sì alle 4 del mattino. Fino a quel giorno non avevo mai venduto nulla. Ho sempre fatto la formichina ma da solo non avrei combinato granché. Le mie figlie sono cresciute: Jessica è amministrativa, Francesca è gestione pura. Oggi mi godo i nipoti, due maschi, e il bello dei 60 anni è vederli crescere. Arezzo mi ha fatto dimenticare il Napoli: in vita mia avrò fatto 250 trasferte al seguito degli azzurri ma ora vivo un’altra realtà. Mi sono commosso per la Primavera di Bricca”.
IL CALCIO – “Questo mondo è falso. Il calcio è un gioco e come tale andrebbe vissuto, nel bene e nel male. Però gioco e business non vanno d’accordo. Ogni giorno spunta una persona diversa, gente che si spaccia per qualcun altro, che millanta. Il bello è l’emozione che vivi ogni volta che entri dentro uno stadio: da tifoso, da dirigente, da addetto ai lavori, quella è una cosa da conservare”.
SENTIMENTI – “La sconfitta per me è uno stato d’animo superiore alla vittoria. Ne ho vissute tante ma senza quelle non sarei qui oggi. Nel 2015 diagnosticarono un tumore al seno a mia moglie. Seguirono intervento e terapie ma l’abbiamo superata. Ho perso mia madre per la negligenza di un ospedale: ce la portai io, ancora non me la perdono. Queste sono le vere sconfitte, quelle calcistiche in confronto non sono nulla. Le sconfitte mi hanno fatto crescere, le vittorie mi hanno solo fatto stare bene”.