Cristian Bucchi, 48 anni, sotto contratto fino al 2028

Contratto lungo, fiducia piena e una squadra costruita su misura: ora il tecnico guida la corsa alla promozione

Questo che parte con l’ambizione di centrare la serie B è l’Arezzo di Cristian Bucchi. Non solo allenatore ma vero architetto di un progetto costruito a sua immagine e somiglianza. La società gli ha messo in mano le chiavi della squadra e lo ha blindato fino al 2028, scelta che racconta la volontà di programmare di un club in cui, fino a oggi, nessun allenatore né direttore tecnico è arrivato alla scadenza naturale del suo mandato. E’ stato Bucchi a dare il ritmo nell’ultimo periodo: organizzazione del ritiro, lavoro quotidiano, liste di entrata e di uscita, nuovo team manager. Il mercato, condotto in sinergia con Nello Cutolo, ha seguito la linea retta del Bucchi-pensiero. Il fatto che in rosa ci sia un solo centrocampista di pura interdizione non è casuale: è il segno del calcio che vuole giocare l’allenatore, fatto di possesso, aggressione alta, di andare a prendersi la partita.

Il 433, nonostante lui non ami parlare di moduli ma di princìpi tattici, è la base su cui edificare il resto: calcio propositivo, terzini che spingono, mezze ali che s’inseriscono, esterni capaci di saltare l’uomo da schierare a piede invertito. E’ un calcio che, inevitabilmente, porta con sé anche dei rischi: lasciare campo dietro, esporsi a qualche ripartenza nel caso in cui gli avversari vengano fuori dalla prima pressione. Ma Bucchi sa che trovare equilibrio è il compito primario di ogni allenatore. E che il bilancio, alla lunga, pende dalla parte di chi osa, fermo restando che l’anno scorso Padova, Entella e Avellino avevano un perfetto mix tra difesa e attacco.

a Rigutino con il ds Cutolo

Oggi l’Arezzo viene considerata la candidata numero uno per la serie B. È un fardello che pesa, perché ogni partita sarà una prova, ogni passo falso un processo. E perché da noi i favori del pronostico non si sono quasi mai sposati con il lieto fine. Ma Bucchi è abituato alle piazze calde e alle pressioni: ha vissuto campionati duri, spogliatoi in fermento, momenti in cui serviva soprattutto sangue freddo. Ha vinto, ha perso, ha preso applausi veri e schiaffi metaforici. Sa che stavolta non basterà giocare bene: serviranno personalità, solidità nei momenti in cui il vento soffia contro. Servirà soprattutto capacità di gestione, che è la cosa più complicata di tutte, che è il dettaglio su cui l’Arezzo si è incartato nello snodo cruciale della scorsa stagione.

Bucchi è anche uno che conosce le dinamiche del calcio, consapevole che le critiche, come i complimenti, fanno parte del gioco. Vanno e vengono, spesso a seconda dei risultati, ma anche come prodotto di analisi legittime e oneste. In estate ha lavorato per cementare il gruppo, amalgamare ambizioni e stati d’animo. Non tutte le scelte pagheranno, non tutte le decisioni prese hanno riscosso e riscuoteranno identico consenso. Anzi. Il resto lo dirà il campo. Ma la sensazione è netta: il garante tecnico del progetto è l’allenatore, che per la prima volta in carriera guiderà la stessa squadra per due campionati di fila.