Quattro vittorie su quattro come l’Arezzo di Somma. Con Ravasio e Chierico sugli scudi. Aspettando la maglia amaranto

LASSU’ QUALCUNO CI AMA – Chi non pensa che dall’alto stiano arrivando segnali univoci e precisi, metta un dito qua sotto: il palo del Forlì all’88’ che blinda l’1-0 della prima giornata, il tiro appena fuori della Vis Pesaro al 93′ che conserva il successo di misura della scorsa settimana. E poi ieri, con l’Arezzo che vince in rimonta, da 0-2 a 3-2, sfatando il tabù della Juve baby e mettendo a referto un autogol e un rigore al 94′ poco dopo aver rischiato di tornare sotto. Roba che da queste parti non si era mai vista o quasi. Diciamolo sottovoce ma tira una bella aria.

LA MANO DI BUCCHI – Analizzando bene, sono tre punti meritati: la squadra è cresciuta con il passare dei minuti, davanti ha creato molto e ci ha creduto con apprezzabile combattività. Per fortuna dalla metà campo in su qualcosa succede sempre, perché ci sono qualità, attitudine al palleggio, tecnica. L’Arezzo è naturalmente predisposto al fraseggio e su questo Bucchi ha fatto veramente un lavoro profondo, non solo sulle gambe ma anche sulla testa della squadra: i giocatori si muovono, ruotano, sovrappongono ma soprattutto trasmettono la sensazione di credere in quello che fanno. Che poi è il dettaglio che fa la differenza.

DIFETTI – Da cancellare l’approccio alla gara, molle come in altre circostanze analoghe era capitato sia contro la Juve che contro il Milan, con i giocatori trascinati nell’atmosfera insolita da partitella del giovedì. Tic e toc e poca garra. Difensivamente, non è andata granché: in difficoltà Tito, anonimo De Col, ancora sotto i suoi standard Chiosa, abulico Mawuli. Trovarsi sotto di due, per una squadra che non aveva mai beccato gol, poteva diventare un problema grosso. Invece per fortuna l’inerzia è cambiata alla svelta. Ma abbiamo capito come e dove l’Arezzo può andare in ambasce.

POLLICE SU – Il migliore, un gradino sopra gli altri, è stato Ravasio. E non solo per il rigore glacialmente trasformato. E’ entrato e ha iniettato una scarica di elettricità dentro il match. Si vede che sta bene, ha voglia di spaccare il mondo, il gol alla Vis Pesaro l’ha galvanizzato e lo spezzone brioso di Alessandria ha contribuito a spostare l’equilibrio su cui ancora galleggiava il match, portandolo dalla parte di qua. Citazione anche per Chierico: nell’ultimo anno solare ha giocato tutti i 90 minuti solo due volte. A Piancastagnaio, lo scorso aprile, propiziò il gol del 3-2 di Pattarello a tempo quasi scaduto. Ad Alessandria si è guadagnato il rigore di un altro 3-2 in pieno recupero. Carta canta.

TIC, TAC, TIC, TAC – Dato interessante. L’Arezzo cresce mentre girano le lancette. Alla fine dei primi tempi, a parte Pontedera dove gli amaranto stavano già avanti 2-0, i parziali erano: 0-0 con il Forlì, 0-0 con la Vis Pesaro, 1-2 con la Juventus Next Gen. Totale: 5 punti. Poi, un po’ perché la qualità complessiva viene a galla, un po’ perché i cambi si stanno rivelando decisivi, un po’ perché la squadra corre, la musica è cambiata. 1-0 al Forlì, 1-0 al Pontedera, 1-0 alla Vis Pesaro, parziale di 2-0 alla Juventus Next Gen. Totale: 12 punti. Non male.

POKER E COLORE – 4 vittorie nelle prime 4 gare le aveva messe in fila solo l’Arezzo di Somma nel 2003/04. Per Bucchi è già un piccolo record, stabilito giocando tre volte su quattro con la divisa nera, mentre quella amaranto è ancora chiusa in magazzino in attesa dell’esordio. Ventidue anni fa successe il contrario: la maglia celeste debuttò alla quinta giornata a Pistoia e poi diventò una sorta di amuleto. Anche se vincere, lo sanno tutti, non dipende dai colori ma da chi li porta addosso.