La vittoria contro la Samb dopo una settimana strana per il caso Rimini. Ma è arrivato l’undicesimo risultato utile consecutivo per un Arezzo che sta superando una dopo l’altra tutte le difficoltà che si parano davanti, sia tecniche che ambientali. Oltre alle qualità sul campo, sono quelle fuori che stanno facendo la differenza
IL CUORE OLTRE L’OSTACOLO – Quella di ieri è stata una partitaccia per diversi motivi sovrapposti. Nonostante la corazza indossata quest’anno, la squadra ha accusato la botta della nuova classifica dopo il caso Rimini: era a +3 sul Ravenna, si è trovata a -3 prima di affrontare la Samb. Un po’ ha pesato: errori in disimpegno come mai in stagione, palloni persi banalmente, perfino Chierico controfigura di se stesso. Poi ha pesato l’infortunio al polpaccio di Cianci, costretto a dare forfait: Bucchi aveva anche Ravasio a mezzo servizio e ha dovuto fare di necessità virtù, giocando 70 minuti senza centravanti. Non è andata benissimo, nonostante l’occasione del rigore decisivo l’abbiano costruita Varela in versione finto nove e il solito Pattarello, che a livello di prestazioni non è al top da qualche settimana ma continua a spaccare le partite. In terzo luogo ci sono i meriti di una Samb ordinata, coriacea, che dopo il cambio di allenatore ha corso tanto nonostante la sterilità in attacco. Alla fine è arrivato l’undicesimo risultato utile di fila, tra i più pesanti proprio per le premesse di cui sopra.
LA NUOVA CLASSIFICA – L’Arezzo è sempre in testa appaiato al Ravenna: si è visto togliere 3 punti conquistati sul campo ma la diretta concorrente non giocherà l’ultima di andata. Lo scoglio (mentale) più insidioso è stato superato, adesso avanti con fiducia e con la serenità dei forti. Bucchi non sbaglia quando dice che la squadra sul campo ha messo insieme 41 punti e non 38 e che la sforbiciata ha creato irritazione e malumore. E’ comprensibile. E’ pur vero che il Ravenna, che nell’immediato ha tratto un indubbio vantaggio psicologico dal ribaltone, prima di Natale resterà a riposo. E, soprattutto, il 26 aprile guarderà gli altri giocare, con il rischio che la concorrenza operi lo strappo decisivo o il sorpasso al fotofinish. L’unica certezza è che, quando succedono certe cose, qualche effetto collaterale c’è sempre.

CORSI E RICORSI – E’ comunque una ruota che gira. Giusto ricordare che nel 2018, durante la battaglia totale, in tanti invocavano la cancellazione dell’Arezzo a seconda del proprio tornaconto di classifica. E che l’anno seguente, dopo l’esclusione della Pro Piacenza, gli amaranto ne ottennero un miglioramento sensibile in graduatoria, visto che al Garilli avevano inopinatamente perso 2-1 e non subirono decurtazioni, a differenza delle altre squadre in zona playoff. Poi arrivò il quarto posto. Il dato triste è che sono passati sei/sette anni e continuano ad accadere le stesse cose.
BUCCHI E LA RESILIENZA – Tutto ciò dentro un’annata straordinaria per l’Arezzo, testimoniata dai numeri. Undici risultati utili di fila, imbattuto in trasferta, miglior attacco del torneo, seconda difesa, maggior numero di punti in tutta la serie C con il solo Vicenza davanti (42 a 41), +2 sullo squadrone di Mario Somma che andò in B nel 2003/04. Si consolida anche il trend che vuole gli amaranto dominanti dopo l’intervallo: contro la Samb, come quasi sempre quest’anno, la spallata decisiva alla partita è arrivata nella ripresa. Non è una novità e non è nemmeno un caso. Bucchi ha plasmato un gruppo resiliente che sta superando una dopo l’altra tutte le difficoltà che si parano davanti, sia tecniche che ambientali. Oltre alle qualità sul campo, sono quelle fuori che stanno facendo la differenza.












