Ex ala di talento, giocò in amaranto dal 1964 al 1967, collezionando 79 presenze e 18 gol, tra cui quello di Carpi nel giorno della grande festa con centinaia di tifosi al seguito. Poi tornò da allenatore per un breve periodo nel 2001. Avrebbe compiuto 83 anni a ottobre

E’ morto Enzo Ferrari. Il suo nome ha un doppio legame con l’Arezzo, sia da calciatore che da allenatore. Quando ancora giocava, ricopriva il ruolo di ala d’attacco. Vestì la maglia amaranto per un triennio, dal 1964 al 1967, e fece parte della squadra che nel 1966 conquistò la prima, storica promozione in serie B. Suo uno dei due gol con cui l’Arezzo di Meucci vinse a Carpi il 15 maggio di quell’anno, festeggiando insieme alla carovana di aretini che avevano raggiunto l’Emilia. In totale per lui 79 presenze e 18 gol, prima del passaggio al Genoa, in una carriera che lo vide diventare un pilastro del Palermo, dove rimase per quattro campionati. Giocò anche con Monza, Livorno e Udinese.

Ad Arezzo tornò da allenatore in C1 nella tribolata stagione 2001/02, quella che si concluse con la salvezza conquistata all’ultimo tuffo grazie alla vittoria di Carrara nei playout. Sotto la presidenza di Piero Mancini, l’annata era partita con Discepoli in panchina, poi rimpiazzato proprio da Ferrari. Ma durò poco. Al suo posto venne ingaggiato Colautti e quindi lo spogliatoio fu affidato a Pellicanò, che centrò la permanenza in categoria. Per Ferrari quella di Arezzo fu l’ultima esperienza da tecnico: in precedenza, tra le altre, aveva guidato Udinese (con Zico in rosa), Triestina, Avellino, Padova, Palermo, Reggina, Reggiana e Ascoli. Nel 1984 fu il primo italiano a lavorare all’estero, chiamato alla guida del Real Saragozza in Spagna.

Ferrari era veneto di origine, nato a San Donà di Piave nel 1942. Alla famiglia le condoglianze della redazione di Amaranto Magazine.