Il fantasista, reduce da sei mesi con 13 gol al Comunale, ha firmato con il club tifernate: ”Nella mia città c’è un progetto ambizioso che mi piace. La mancata conferma in amaranto un po’ me l’aspettavo ma sono rimasto deluso per i modi e la poca chiarezza. Cutolo? Non l’ho più sentito, credo che il passo avrebbe dovuto farlo lui. Peccato per come sono andati i playoff, io ero venuto con i migliori propositi e credo di aver fatto anche qualcosa di buono. Se tornerò da avversario, lo farò con grande rispetto per la tifoseria”

A dicembre scorso aveva scelto di lasciare il Tiferno per approdare in amaranto. Fu un ritorno il suo, visto che ad Arezzo era cresciuto nelle giovanili. Sei mesi buoni al Comunale, con 13 gol segnati, lampi di classe e la delusione per i playoff finiti presto e male. Elio Calderini, 34 anni compiuti a giugno, adesso ha fatto il percorso inverso. E due giorni fa ha firmato con il Città di Castello, che con Piero Mancini nelle vesti di patron, punta a stare nelle prime posizioni di classifica.

Perché tornare a Città di Castello?

Perché è la mia città e a questo punto mi piacerebbe concludere la carriera qui, stimo la dirigenza e ho sposato il loro progetto. E’ ambizioso, mi piace.

Alla fine cosa ti è rimasto dei sei mesi trascorsi ad Arezzo?

L’affetto della piazza e dei tifosi, che forse sono gli unici ad aver capito chi sono veramente. In generale, penso che è mancato quel qualcosa in più che legasse e compattasse la squadra. Io ero venuto con i propositi migliori, la maglia amaranto è speciale per me fin da quando ero un ragazzino delle giovanili.

Perché avete steccato così clamorosamente i playoff? Era diventato l’obiettivo primario della stagione.

Lo so e ci tenevamo tanto. Secondo me, in generale, non c’è stata la giusta preparazione alla partita.

La mancata conferma è stata una delusione inattesa o te l’aspettavi?

Un po’ me l’aspettavo ma è stata comunque una delusione, soprattutto per i modi e la poca chiarezza avuta non solo con me ma con tutta la squadra.

Tornassi indietro, cambieresti qualcosa dello scorso campionato a livello personale?

No, non cambierei nulla. Ci ho messo tutto me stesso, veramente. E credo che in campo abbia fatto anche qualcosa di buono. Ho vinto il cavallino d’oro e la perla amaranto, ho ricordi e belle sensazioni che resteranno per sempre.

Hai sentito Cutolo dopo il tuo addio?

No, non l’ho sentito. Io non l’ho chiamato ma il passo avrebbe dovuto farlo lui.

Ma tu sei veramente un giocatore difficilmente gestibile o sono solo chiacchiere?

A volte è vero, la mia gestione non è semplice, però sono uno di cuore. Dipende da chi mi trovo davanti, odio la falsità e la poca chiarezza. Quello che posso dire è che negli ultimi tempi ho fatto grandi progressi sotto questo aspetto e spero di poterlo dimostrare quest’anno a Castello.

Come ti sembra il nuovo Arezzo e che effetto ti farebbe ritrovarlo da avversario?

Sono stato in vacanza, ho staccato la spina, non ho seguito molto sinceramente. Se tornerò da avversario, lo farò con grande rispetto per la tifoseria amaranto e la stessa grinta che mi contraddistinguerà in tutte le partite.

Nato nel 1972, giornalista professionista, ha lavorato con Dahlia, Infront, La7 e Sky. Scrive anche per Arezzo Notizie e Up Magazine, collabora con Teletruria dal 1993. E' il direttore di Amaranto Magazine