Tanta gente a vedere gli allenamenti, specie di pomeriggio, con i calciatori che indossano numero e nome sulle casacche per essere riconosciuti in fretta. La squadra che svolge la preparazione estiva in loco è una novità: negli anni l’Arezzo ha lavorato all’Alpe di Poti e sull’Amiata, in Casentino e a Pieve Santo Stefano, a Cascia e Norcia. A Beruatto andò malissimo a Sportilia, a Somma molto meglio a Città della Pieve

Fa un po’ strano seguire l’Arezzo nel ritiro… di Arezzo. Quest’anno la società ha deciso di svolgere in loco la preparazione precampionato e le due settimane che di solito servivano ai tifosi per visitare qualche ameno luogo fuori città, stavolta serviranno per conoscere più in fretta i nuovi calciatori. E di tifosi, specie alle sedute pomeridiane, ce ne sono sempre molti.

Non è un caso che il direttore generale Paolo Giovannini abbia deciso di stampare sulle casacche di allenamento il nome e il numero dei giocatori, in ordine rigorosamente alfabetico. Né è casuale la decisione di rinunciare al soggiorno in località d’altura: è vero che (forse) ci sarebbe stato qualche grado in meno di temperatura, ma l’Arezzo è in D e bisogna fare il passo secondo la gamba. Tradotto: quest’anno bisogna vincere e bisogna anche contenere i costi.

Un ritiro come ai vecchi tempi, semmai, verrà organizzato l’anno prossimo se davvero la squadra riuscirà a riconquistarsi la serie C. Per adesso si può solo sfogliare l’album dei dolci ricordi, perché la trasferta al seguito degli amaranto sotto la canicola estiva ha sempre avuto il suo fascino (anche perché non di rado serviva per gustarsi qualche piatto tipico del posto).

E così, come scriveva Luca Stanganini in un pezzo d’archivio, la memoria torna al primo raduno del dopoguerra, andato in scena direttamente a Campo di Marte, con quella zona di città ancora devastata dai bombardamenti. Negli anni ’60 invece l’Arezzo cominciò ad allenarsi all’Alpe di Poti.

Riccomini, e siamo ai magici anni ’80, portava la squadra sull’Amiata, senza dimenticare le estati a Chiusi della Verna. Tristemente famoso il ritiro di Pergo del 1992, prologo a un’annata disastrosa che si chiuse con la radiazione dell’Us Arezzo e la cancellazione dal campionato di serie C1.

In tempi più recenti (si fa per dire) si ricordano i ritiri di Cosmi ad Anghiari (ma l’ultima stagione fu a Ravascletto, in Friuli), quello di Cabrini a Ravascletto e quello di Discepoli a Verres, in Val d’Aosta. Beruatto lavorò a Sportilia e gli andò malissimo, Somma a Città della Pieve e gli andò decisamente meglio.

Le ultime stagioni hanno visto l’Arezzo faticare a Norcia e Cascia (con Capuano), a Chianciano (con Sottili e Bellucci) e a Bagno di Romagna (con Dal Canto), mentre l’anno scorso Mariotti lavorò a Pieve Santo Stefano, palcoscenico di tante preparazioni estive anche durante la gestione Mancini.

Quest’anno, come detto, tutti a casa. La squadra si divide tra il Comunale e il ”Lebole”, rimesso a nuovo e in salute come poche altre volte era stato in passato. Poi, con tre pullmini da 9, giocatori e staff fanno la spola con il Galileo Palace di Rigutino, l’hotel che la società ha acquistato all’asta e ristrutturato. Se vittoria dev’essere, come la gente si augura, va costruita in casa. In campionato e anche in ritiro.

Nato nel 1972, giornalista professionista, ha lavorato con Dahlia, Infront, La7 e Sky. Scrive anche per Arezzo Notizie e Up Magazine, collabora con Teletruria dal 1993. E' il direttore di Amaranto Magazine