Andrea Tuzzi

Ex calciatore dilettante, il tecnico dell’under 15 Elite è entrato per la prima volta in amaranto nel 2001, con Sabatini ds e Cabrini allenatore della prima squadra. Dopo tante, formative esperienze, è tornato la scorsa estate e sta raccogliendo buoni risultati: 4 vittorie su 4 e ragazzi che crescono. “Sono malato per i giovani, mi piace scoprirli e formarli. Per un anno sono andato spesso a Barcellona a imparare. L’Arezzo di oggi sta lavorando nel modo giusto e il campo lo conferma”

Andrea Tuzzi, 51 anni e aretino purosangue, in estate è diventato il nuovo allenatore dei Giovanissimi Regionali Elite dell’Arezzo. L’inizio di campionato non poteva essere dei migliori: 4 vittorie ottenute contro Margine Coperta, Sestese, Scandicci e Armando Picchi (1-0 domenica scorsa con gol di Lanini), 12 punti conquistati e appena una rete subita. Secondo posto alle spalle del Capezzano Pianore, che però ha una gara un più, e l’obiettivo dichiarato di vincere il campionato con l’intento di giocare un bel calcio, dettaglio che da sempre caratterizza le squadre di Tuzzi.

LA CARRIERA

Da calciatore ho fatto le giovanili della Tuscar fino alla prima squadra, poi Levane in Promozione, Poppi, dove sono stato 5 anni (dalla Seconda all’Eccellenza) e Laterina (Promozione). Da allenatore ho iniziato nell’Arezzo nel 2001 come assistente in prima squadra, con Walter Sabatini come ds e allenatori Antonio Cabrini e Paolo Beruatto, con il quale poi abbiamo fondato l’Ut Chimera, per poi diventare allenatore dei Giovanissimi Regionali. San Domenico e Quarata sono state due belle tappe dove ho potuto lavorare sostanzialmente con i soliti ragazzi. Il Sansepolcro è stata una chiamata che non potevo di certo rifiutare, i Giovanissimi Elite mi hanno abituato ad un ritmo e ad un livello diverso. Infine sono tornato nuovamente all’Arezzo Calcio, nei Giovanissimi Nazionali, oltre ad essere diventato in seguito responsabile del settore giovanile e successivamente maestro di tattica ben 5 anni fa.

l’under 15 della stagione 2022/23

LE SENSAZIONI SULLA SQUADRA

L’inizio è stato molto positivo, le abbiamo vinte tutte e domenica avremo il big match contro la capolista Capezzano Pianore. Abbiamo già riposato, siamo 17 squadre e quindi loro dovranno ancora stare fermi. Il campionato è molto equilibrato ma noi abbiamo delle qualità importanti, ci difendiamo molto bene e infatti abbiamo subìto solo una rete. Dobbiamo migliorare in fase offensiva, ma stiamo lavorando per questo e in fondo non è male averne vinte 4 segnando solo 5 gol. I ragazzi hanno tutto per diventare dei professionisti, sono brave persone in primis e fra di loro vedo dei potenziali giocatori, dobbiamo essere bravi noi istruttori e allenatori nell’inculcare i giusti concetti e poi farglieli applicare in campo. I miei valori sono due: rispettare la società Arezzo, che ci permette di fare questi campionati di grande livello, e rispettare il gioco del calcio, perché si deve puntare al risultato ma è il modo in cui lo ottieni che fa la differenza. Nel calcio giovanile la crescita del singolo deve aiutare la squadra, la palla non deve essere buttata via, la padronanza tecnica diventa fondamentale pure per la tattica; non ho mai visto un giovane essere bravo tatticamente senza esserlo pure nella tecnica di base. Chi è sicuro di se stesso poi ne trova giovamento in tutto quello che fa, di conseguenza anche nello stare bene in campo.

IL SETTORE GIOVANILE NELL’AREZZO CALCIO

L’Arezzo sta operando bene, c’è poco da dire, Giorgio Contu sta facendo un ottimo lavoro. Le strutture ci sono e si spera che a breve possano migliorare ulteriormente, gli istruttori sono di primo piano e molto bravi. In questo ordine la programmazione è fatta in maniera giusta, solo dopo si devono selezionare i ragazzi, per avere una base da cui partire per cominciare a lavorare sul capitale a disposizione, che deve essere ovviamente di livello. Insegnare ai piccoli non è difficile, bisogna avere chiaro in mente qual è il messaggio che si vuole inculcare nella testa dei giocatori: sarebbe stupido, oltre che incoerente, insistere su un concetto come ad esempio il gioco dal basso se poi tu sei il primo a non crederci. Le idee devono essere difese: se un difensore sbaglia l’uscita e subisco un gol, devo essere consapevole che sono stato io a chiederglielo, non posso fargli la ramanzina perché per colpa di quel gol non ho vinto la partita. Qui ad Arezzo le idee ci sono e vengono salvaguardate, i risultati si vedono e non è affatto un caso che tutte le annate stiano facendo bene, sia nelle prestazioni che nel risultato.

L’AMORE PER IL CALCIO GIOVANILE

Io amo definirmi “malato” per i ragazzi e per il calcio giovanile, sono convinto di essere fatto per questo, amo esporre le mie idee e aiutare il giovane a crescere e ad emergere, anche se solo per un 5%. Le soddisfazioni più belle sono entrare direttamente nel percorso del singolo, “scoprirlo” e fare scoprire a lui quanti miglioramenti ha fatto, cosa potrebbe diventare un domani. Quello che insegno agli allenamenti è pari a ciò che la mia squadra esegue la domenica: deve essere sempre così, il primo controllo, la posizione del corpo, il sapere cosa fare ancora prima che la palla ti arrivi. Io ho vissuto un anno della mia vita in cui ogni tre mesi andavo a Barcellona, volevo capire che cosa loro avessero in più di noi, per quale motivo il loro modo di fare calcio era del tutto diverso (in meglio) dal nostro. Lì il risultato passa totalmente in secondo piano, vincere in maniera sporca senza fare la prestazione è vissuta come una sconfitta. L’amore che provo per i settori giovanili è troppo grande, motivo per il quale non ho mai allenato né una prima squadra né un gruppo di ragazzi oltre i 14 anni.