il presidente Manzo saluta i giocatori a fine match

Il sabato perfetto. L’Arezzo espugna Città di Castello per la terza volta nella storia (dopo il 2-1 del 1996 e il 4-0 del 2011) e si gode un bagno di folla molto salutare. La trasferta del “Bernicchi” era costellata di insidie, legate al valore dell’avversario, alla presenza di tanti ex e al contraccolpo della prima sconfitta stagionale da assorbire nel modo giusto.

L’Arezzo ha giocato con piglio, senza scorie mentali, trascinato dall’incitamento di 550 tifosi divisi più o meno a metà tra il rettilineo di gradinata e la tribuna laterale. Canti e battimani incessanti hanno fatto da colonna sonora al match, alternandosi con le proteste per un arbitraggio che ha scontentato un po’ tutti.

Ala fine però è stata festa vera, grazie a un secondo tempo in crescendo sbloccato dal gol di Diallo che ha firmato lo 0-1. Poi il raddoppio di Convitto e la gara tenuta in pugno hanno consentito ai tifosi di cominciare a pensare al derby contro il Livorno, match clou della stagione che richiama alla mente tante partite del passato giocate in categorie superiori. E il coro “finché vivrò…” si è alzato potente dai gradoni.

Dopo il triplice fischio dell’arbitro e la ormai consueta foto ricordo davanti al settore dei sostenitori amaranto, anche Guglielmo Manzo è voluto scendere in campo per ringraziare la squadra. Il presidente, che aveva seguito la partita seduto a fianco del direttore Paolo Giovannini, ha salutato uno a uno i calciatori e lo staff per poi rientrare verso Roma con l’animo sollevato.