Damiani in azione contro il Livorno

Nonostante cuore, generosità, rimonta, il pari con il Livorno lascia un retrogusto amaro. La squadra corre, aggredisce, crea tanto ma segna poco e nemmeno le palle ferme, in questo periodo, danno una mano. Diallo si sbatte, negli ultimi tre turni ha segnato una volta e guadagnato due rigori, però là davanti servirebbe anche uno che il gol se lo inventa con una giocata. In ogni caso, dopo il derby, l’Arezzo è più forte. E Lazzarini, Zona, Damiani danno slancio a tutto il gruppo

Derby e rimpianti. Nonostante il cuore, il carattere, la generosità, il ritmo gara che ha messo il Livorno sulle ginocchia al 70′, il pareggio in rimonta, c’è molto amaro nel risultato finale. Il calcio è questo, oggi gli errori più frequenti dei portieri non sono i palloni che scivolano dalle mani ma i disimpegni sbagliati con i piedi. Trombini non è il primo e non sarà l’ultimo della lista. Amen. Indiani ha ragione: in una partita del genere, sotto di un gol e di un uomo, rischi l’imbarcata. L’Arezzo invece ha rischiato di ribaltarla, ma i rimpianti restano.

Tanto gioco, pochi gol. La squadra continua a macinare gioco in quantità industriale e a ricavarne pochi gol. Neanche le palle inattive vengono in soccorso, se si pensa che ieri è stato sbagliato il terzo rigore di fila e che gli 80 angoli calciati in dieci giornate hanno fruttato appena 2 reti (segnate entrambe da Risaliti che, peraltro, nel derby era ko). 16 gol totali in questo avvio di stagione sono pochi per chi gioca costantemente nella trequarti avversaria e costruisce una quindicina di situazioni potenzialmente pericolose ogni domenica. Un po’ è il periodo, un po’ ci sono delle pecche. La prima magagna si risolve da sola, per le seconde potrebbe servire il mercato.

Il finalizzatore. L’equilibrio nei giudizi e nelle analisi è fondamentale. Quindi non si può andare dietro all’emotività a seconda se un centravanti la butta dentro oppure no. E’ pur vero che la continuità nel fare gol è un parametro fondamentale e l’attaccante di una squadra che punta a salire di categoria, ogni tanto, il gol se lo deve inventare dal nulla, titarlo fuori dal cilindro con una giocata, un’invenzione, un colpo di genio. Diallo, se non altro, dalle sue prestazioni qualcosa riesce a spremere (negli ultimi tre turni, due rigori guadagnati e una rete), Boubacar invece è ancora indietro. Ma a quest’Arezzo, lo dice il campo, servirebbe un finalizzatore.

All’attacco. Indiani l’ha gestita bene la gara. La rinuncia a Convitto, dopo il rosso a Trombini, aveva una logica nelle caratteristiche di Pattarello, che ha più muscolarità, più gamba, più progressione. Peccato perché RC7 era partito sparato ed è un altro rimpianto non da poco. Poi Pattarello si è perso ma questo non poteva saperlo né Indiani né nessun altro. Non banale anche la scelta di sostituire Castiglia con Bramante a inizio ripresa: è vero che l’Arezzo doveva rimontare, ma giocare 423 in un derby del genere significa avere coraggio. E inserire Boubacar alla fine, mettendolo lassù vicino a Diallo per gli ultimi assalti, è sembrata una mossa intelligente, se non fosse che il maliano non ha inciso. Con l’1-1 e il Livorno a -6, il pari poteva pure andare bene. Invece l’Arezzo ha attaccato fino alla fine. Ha rischiato di vincere, ha rischiato l’imbucata. In piena filosofia Indiani.

Diallo steso da Fogli, è calcio di rigore

Solide certezze. Sul resto, c’è poco da dire. La squadra gioca, corre, sa reagire alle difficoltà, sembra sempre superiore agli avversari. Sotto molti aspetti, da questo derby ne esce con certezze ancora maggiori. E non è un paradosso.

Forza green. Un sontuoso Lazzarini ha trascinato i compagni verso la rimonta. La grinta con cui azzanna il pallone, la foga agonistica, la rapidità di gamba e anche la visione di gioco in avvio manovra ne fanno un elemento quasi imprescindibile in questo Arezzo, se non fosse che Indiani ogni tanto li cambia tutti. Lui, Zona, Damiani sono stati i migliori in campo. Considerando che pure Viti, dopo lo shock dell’esordio con il Ponsacco, se l’è cavata benone, abbiamo quattro generazione Z che hanno spostato gli equilibri in positivo. Alzi la mano chi l’avrebbe pronosticato tre mesi fa.

Colpo d’occhio. Bellissimo il Comunale, con un’atmosfera che non si respirava da un bel po’. Ci sarebbe stata bene una vittoria ma da noi, quando c’è il sold out, capita spesso che qualcosa vada storto. Abituati ai tormenti dal 1923, ce ne faremo una ragione.

Nato nel 1972, giornalista professionista, ha lavorato con Dahlia, Infront, La7 e Sky. Scrive anche per Arezzo Notizie e Up Magazine, collabora con Teletruria dal 1993. E' il direttore di Amaranto Magazine