L’ex difensore e i suoi ricordi: “Arrivai in serie B in una squadra fortissima, solo che dentro lo spogliatoio c’erano invidia e cattiveria. Per quello non andammo oltre la salvezza. Nel 2011 debuttai in panchina, chiudendo al secondo posto in D e giocando un buon calcio. Purtroppo pesarono le difficoltà societarie. Adesso seguo gli amaranto da tifoso. Due anni fa ho perso mio figlio Jacopo, un lutto che ha tagliato le gambe a me e alla mia famiglia. Ci hanno aiutato gli amici, la chiesa: ora dobbiamo farci forza e andare avanti”

L’arrivo al Comunale in serie B nella stagione 2004/05, il ritorno in serie D nel 2010, l’addio al calcio giocato e l’esordio in panchina proprio con gli amaranto, De Zerbi e Martinez, mister Marino e Cissé, l’affetto per la città al punto di fermarsi a vivere qui. Michele Bacis, 43 anni, si è raccontato nell’intervista andata in onda nell’ultima puntata di Amaranto Social Club.

“Quando fui acquistato dall’Arezzo, trovai una grande squadra ma dentro lo spogliatoio purtroppo c’erano invidia e cattiveria. Sul campo conquistammo solo la salvezza per questo motivo. Se si pensa all’io invece che al noi, i risultati arrivano a fatica. Poi nel 2011, diversi anni dopo, decisi di cominciare la carriera di allenatore. Parlai con i giocatori, alcuni dei quali erano stati miei compagni fino a pochi mesi prima, e chiesi il loro aiuto. Disputammo un campionato positivo, arrivando secondi dietro al Pontedera e giocando un buon calcio. Purtroppo perdemmo Speranza per infortunio quasi subito. E poi vennero fuori i problemi tra dirigenti. Senza una società forte alle spalle, vincere è difficile”.

Bacis ha ricordato il primo giorno aretino di Salim Cissé, attaccante guineano sbarcato in Italia da rifugiato (“non aveva nemmeno le scarpe da calcio ma era forte, lo feci giocare nel tridente insieme a Raso e Martinez”), l’amicizia con Roberto De Zerbi (“ci conosciamo da quando lui era nelle giovanili del Milan e io dell’Atalanta”), il cuore diviso tra Bergamo, sua città natale, Trieste, dove ha conquistato le prime vittorie da professionista, e Arezzo, dove abita da quasi vent’anni.

Gli ultimi due anni non sono stati facili per l’ex difensore amaranto. A maggio 2020 ha perso il figlio Jacopo, 8 anni, a causa di un tragico incidente. “Un lutto del genere ha tagliato le gambe a me e alla mia famiglia. Siamo riusciti a resistere al dolore con l’aiuto degli amici che ci sono stati vicini, di don Alvaro, ma adesso la vita è diversa. Ho anche un altro figlio, Manuel, ed è soprattutto per lui che dobbiamo essere forti e andare avanti. Il calcio? In quest’ultimo periodo l’ho seguito solo per passione. Forse però sta arrivando il momento di ricominciare”.

Nato nel 1972, giornalista professionista, ha lavorato con Dahlia, Infront, La7 e Sky. Scrive anche per Arezzo Notizie e Up Magazine, collabora con Teletruria dal 1993. E' il direttore di Amaranto Magazine