1 – Forse a questa squadra non farebbe male un po’ di psicanalisi. Al di là di episodi, tattica e gol sbagliati, solo uno strizzacervelli potrebbe capire come si può passare da una non partita (persa) con l’Ostiamare a una prestazione impeccabile nella gara più complicata di tutte con la Pianese (vinta), da una trasferta affrontata ottimamente in Coppa a Orvieto (vinta) a 59 minuti buoni contro il Tau, segnando l’1-0, mangiandosi più volte il 2-0 per sparire dal campo dopo l’1-1 fino a perdere concedendo due tiri e il portiere che non tocca palla da 180 minuti. Le gambe girano (non solo quelle), la testa va resettata.
2 – Il primo gol di Diop ha spento l’interruttore. Capita quando sei sicuro di portarla a casa perché sei più forte, sei più bravo, vieni da una grande prestazione e questo è l’anno giusto. Non è che uno lo fa apposta, sono meccanismi psicologici che viaggiano per conto loro e te ne accorgi quando è troppo tardi. Bisogna metterci un freno però, vivere questo campionato con maggior moderazione. Nel male, che l’Arezzo non è un’armata brancaleone, e nel bene. Le foto ricordo davanti ai tifosi, nate in modo estemporaneo e spontaneo a inizio stagione, erano diventate un portafortuna durante la striscia di sei vittorie di fila. Lì avevano un senso e un significato. Adesso anche stop. Anche perché la domenica dopo va sempre nel modo sbagliato e allora meglio evitare.
3 – L’Arezzo non vince due partite di fila da ottobre. Prende almeno un gol da otto gare consecutive tra campionato e Coppa. Dalla quarta giornata in poi ha buttato dentro al massimo 2 palloni in 90 minuti. Il trend è delineato e non accenna a cambiare. Urgono cambiamenti e modifiche sostanziali, quest’altalena è scomoda e bisogna scendere alla svelta.
4 – Nonostante il saliscendi tecnico ed emotivo, la squadra è seconda a -5 dalla Pianese con un torneo apertissimo e in cui tutto può succedere. L’anno scorso, per dire, il Poggibonsi recuperò 7 punti al San Donato, prima di subire il controsorpasso. Dunque Indiani ha ragione: non è perduto nulla se non la gara con il Tau, che però è straziante e gronda sangue.
5 – Il problema di fondo è che l’Arezzo gioca spesso bene e meglio degli avversari ma gioca in un solo modo, sempre all’attacco, sempre a mille, non palleggia e non gestisce mai. Gli dei del calcio non ci fulmineranno se qualche volta si abbassa la linea di venti metri, si fa possesso per rifiatare un po’, si invitano gli altri ad aprirsi per trovare più spazio e giocate più libere, meno frenetiche. A volte viene l’ansia in tribuna nel vedere questi assalti forsennati all’area altrui, in cerca dell’1-0, del 2-0, del 3-0, figurarsi in campo. Poi capita che becchi due gol con un tiro e mezzo e ciao.
6 – Per una mentalità del genere, inoltre, l’Arezzo ha un torto enorme: segna poco. Il 433 con questi interpreti, ormai si è capito, dovrebbe esaltare gli esterni del tridente (che giocano a piede invertito e però vanno a intermittenza) ma penalizza la prima punta, costretta quasi solo a fare la guerra. Convitto è quello che ha segnato di più ma è comunque fermo a 4 e non ha mai trovato la rete per due giornate di fila. Pattarello langue a quota 1, Bramante e Gaddini sono a 2, vessati anche da un turnover estremo e dagli infortuni. Dunque, o si aggiusta il sistema di gioco o si ricorre al mercato.
7 – Legato a questo, c’è dell’altro. Boubacar si è dimostrato acerbo per un contesto come Arezzo, Diallo ha bisogno di spazi larghi per esprimersi al massimo ma gli spazi larghi, qua, sarà dura trovarli. Gucci è quello più adatto a fare il terminale offensivo, solo che di palloni puliti ne passano pochi là in mezzo. Gli esterni convergono e vanno alla conclusione, i terzini non arrivano al cross dal fondo con la frequenza dei primi tempi e contro l’Arezzo, gli avversari giocano sempre abbottonati. Fatto sta che da inizio anno le azioni manovrate chiuse da un tiro in porta del centravanti si contano sulle dita di due mani. Bisogna escogitare qualche stratagemma.
8 – Indiani ha messo a posto diverse partite con i cambi, ieri con i cambi l’ha resa più complicata. I “bambini” Dema e Zhupa buttati nella mischia in uno dei frangenti più delicati della stagione sono sembrati un azzardo più che una mossa spariglia carte. Poggesi a sinistra non va eppure sempre lì continua a giocare. Convitto, che era vivace e propositivo, è uscito troppo presto. E all’Arezzo la partita è sfuggita definitivamente di mano.
9 – L’impressione è che il capitombolo di ieri abbia segnato una svolta. Indiani ha un’esperienza lunghissima alle spalle e un vissuto variegato, sa che in certi momenti occorre un’intuizione, un cambiamento, un punto di rottura. La squadra va aggiustata, che non vuol dire rivoluzionata. Se c’è materiale in casa, bene, altrimenti si cercherà sul mercato. Ma tre vittorie nelle ultime 9 gare sono un bottino troppo magro per proseguire su questa falsariga.