il primo gol di Gucci al Comunale contro il Poggibonsi

Il dg Giovannini ha chiesto a tutti un po’ di più, in un girone di ritorno in cui l’Arezzo deve mettere insieme almeno 40 punti per sperare nella promozione. Gli attaccanti devono alzare la media realizzativa (finora 25 reti in 17 giornate), la squadra deve ritrovare solidità difensiva (ultime 8 giornate senza porta inviolata) e sfruttare meglio angoli e punizioni. Inoltre la panchina lunga deve tornare una risorsa: dalla 6a giornata in poi nessun subentrato l’ha buttata dentro

Paolo Giovannini ha chiesto a tutti un po’ di più. Nel girone di ritorno, se l’Arezzo vuole conquistare la promozione, bisognerà alzare i ritmi e fare risultato con maggior costanza. Altri 34 punti quasi sicuramente non basteranno per vincere il campionato e quindi c’è necessità di aggiungerne perlomeno 40. Il che significa due sconfitte in meno e due vittorie in più.

Tra i dettagli che vanno limati c’è quello legato ai gol, sia segnati che subìti. L’Arezzo in avanti deve diventare più concreto, più cinico, capitalizzare le occasioni che costruisce e correggere le imprecisioni sotto porta che nel girone di andata si sono talvolta rivelate fatali. Con Boubacar e Diallo ceduti, e Gucci arrivato da un mese (già 2 volte a segno), il discorso riguarda soprattutto gli esterni del tridente. Convitto ha firmato 4 gol (alla media di uno ogni 232 minuti), Bramante è fermo a 2 (media 262 minuti). Pattarello è quello messo peggio in quanto a numeri (un gol e un assist a fronte di 1.112 minuti in campo), mentre Gaddini è stato penalizzato dagli infortuni che lo hanno tenuto fuori a lungo (2 gol e un assist in appena 255 minuti).

“Allenamento, allenamento, allenamento” disse Indiani per indicare la cura in grado di guarire il mal di gol (25 totali in 17 giornate). Il cambio di modulo, o delle posizioni degli interpreti all’interno del 433, potrebbero essere altre due alternative. Il 4231, specie quando arriverà il rinforzo di mercato, sarà una soluzione ulteriore.

Paolo Indiani, 2 punti di media nel girone di andata

In aggiunta c’è il tema degli esterni che finora hanno sempre giocato a piede invertito, con i vantaggi e gli svantaggi del caso: ma la sensazione è che tutti preferiscano usare il piede forte per entrare dentro al campo. E questa è un’indicazione che Indiani non può tenere di conto.

L’altra faccia della medaglia riguarda i gol al passivo, 13 in 17 partite. Quella amaranto è la difesa meno battuta del girone, ma nelle ultime 8 giornate (10 aggiungendo la Coppa) la squadra ha sempre incassato almeno una rete: una striscia che preoccupa un po’ e che è costata qualche punto lasciato per strada. Va ritrovata la solidità di inizio stagione (2 gol subìti nelle prime 9 giornate) e quell’attenzione alla fase difensiva che l’Arezzo ha esibito soltanto in alcune gare, dimostrandosi più svagato in altre.

Infine ci sono i gol dei subentrati. All’inizio la panchina lunga è stata (giustamente) incensata perché consentiva a Indiani rotazioni profonde senza perdere competitività e perché garantiva tramite i “panchinari” le giocate e i gol in grado di spaccare le partite. Cammin facendo il turn over non ha più pagato come prima e questo è anche fisiologico. Ma soprattutto, gli ingressi a match in corso non sono più stati decisivi in zona gol: dopo Forte a Orvieto (1a giornata), Convitto con il Gavorrano (2a), Gaddini sul campo della Sangiovannese (3a) e Bramante con il Seravezza (6a), nessuno è riuscito a togliersi la casacca e finire sul tabellino marcatori.

E invece, nel girone di ritorno, le sostituzioni saranno determinanti così come le palle inattive, altro tallone d’achille che l’Arezzo sta scontando sulla propria pelle. Finora 117 angoli e solo 2 gol segnati (entrambi da Risaliti a Orvieto), cui aggiungere 2 segnature sugli sviluppi di una punizione (autogol a Piancastagnaio, Bianchi con il Poggibonsi). E quindi sì, si può e si deve fare di più.