A Livorno una vittoria quasi spiazzante, conquistata con il piglio di chi sa quel che vuole e nonostante un avversario in partita fino al 2-0. L’altalena di Pattarello, lo smarcamento di Gucci, la prova maiuscola di Zona, il sorriso di Cantisani, Trombini imbattuto da 416 minuti, tutto dentro un pomeriggio in cui la squadra ha confermato di avere testa giusta e gambe forti. Dopo 6 vittorie di fila la classifica si è sgranata e Manzo può incrociare le dita: la ruota forse ha girato
E’ TUTTO VERO – Quella di Livorno è stata una vittoria quasi spiazzante per modalità e dimensioni. Abituati da sempre a soffrire più che esultare, a coltivare rimpianti più che celebrare trionfi, i tifosi dell’Arezzo hanno sgomberato il settore ospiti dell’Ardenza con un’incredulità gioiosa che poche altre volte aveva accompagnato un post partita. E invece, signori, è successo veramente. Nella domenica più sentita e più calda dell’ultimo periodo, la squadra ha piallato il Livorno in casa sua, facendosi cullare dalle scriteriate espulsioni di Benassi e Lucarelli e mettendo le mani sul derby con il piglio di chi sa quel che vuole. Roba che in cent’anni di storia è capitata di rado. E che dunque vale doppio.
4 GOL SENZA ESAGERARE – Esposito, che stamani ha rassegnato le dimissioni, aveva provato a giocarsela senza punte di ruolo, schierando tre fantasisti in attacco nel tentativo di disorientare la difesa amaranto. Onestà impone di ammettere che fino al 2-0 di Castiglia (minuto 44), nonostante già sotto di un gol e di un uomo, il Livorno era aggrappato alla partita. Soffriva ma era combattivo e qualcosa davanti aveva costruito, compreso un palo e due conclusioni disinnescate da Trombini. Poi, beccato il raddoppio e ridotto in 9, ha mollato gli ormeggi. Nel secondo tempo l’Arezzo ne ha segnati altri 2 ma senza maramaldeggiare. Che è stata cosa buona e giusta.
ALTALENA PATTARELLO – A tal proposito, va segnalata la “rabona” di Pattarello a inizio ripresa che, proprio per i motivi di cui sopra, è stata interpretata dai livornesi come un inutile gesto irridente. Indiani deve averla pensata allo stesso modo e, visto che Pattarello era diventato un bersaglio da prendere a scarpate, lo ha fatto uscire dal campo. Un peccato, perché il 10 era in modalità on: aveva costretto due volte al fallo Benassi, cagionandone l’espulsione, e aveva propiziato il 2-0 con uno sfondamento dei suoi. Potenzialmente il mancino veneto è il più forte di tutti per fisicità, tecnica, esplosività. Solo che lui non lo sa o non ci crede o se ne scorda, tessendo la tela per poi disfarla anche nel giro di pochi minuti. Di “rabone”, oggi come oggi, si può pure morire (calcisticamente).
A PIENI GIRI – In ogni caso, l’Arezzo è sembrato più squadra. Con un’idea di gioco più chiara e una condizione fisica debordante. In altri contesti il primo caldo di stagione sarebbe stato il più classico degli alibi per giustificare una prestazione sgonfia. Invece no. Come all’andata, il Livorno ha finito la benzina prima di Settembrini e compagni. E la doppia inferiorità numerica spiega fino a un certo punto. Al Comunale fu l’Arezzo a giocare un’ora in dieci ma non se ne accorse nessuno.
STRISCIA RECORD – Al “Picchi” l’Arezzo ha infilato la sesta vittoria consecutiva, eguagliando la striscia positiva di inizio stagione: 18 punti su 18 dopo la debacle di Terranuova, con 12 gol segnati e appena uno al passivo, risalente ormai a 416 minuti fa. Trombini non fa il disoccupato, anzi, ma a parte Bedini del Seravezza che gliela mise all’incrocio, non l’ha più bucato nessuno. E Indiani ha 2 punti in più rispetto al girone di andata. Lo scrollone, come prevedibile, ha sgranato la classifica: Pianese a -7, Poggibonsi a -13, Gavorrano a -15, Livorno a -17.
LORD CASTIGLIA – Citazioni in ordine sparso. Gucci segna su schema d’angolo con movimento da rapace d’area, sfruttando i blocchi dei compagni e profittando della giornataccia di Bagheria (rivedibile su tutti i gol amaranto). Zona sforna un’altra prestazione maiuscola, sventrando il palo con una saetta dalla distanza per poi offrire il pallone comodo comodo del poker a Cantisani. Il talentino della Lucania si regala un pomeriggio da condividere in loop sui social, eguagliando nientepopodimeno che Meroi e Frick, non proprio due qualunque, doppiettisti come lui all’Ardenza. Infine lord Castiglia, raffinato modellatore di gioco, elegante nelle esultanze e perfino nelle proteste: a Livorno scaraventa dentro il sesto gol stagionale, fa tremare la traversa e si candida a diventare (ma già lo è) uno degli uomini copertina di quest’annata.
DITA INCROCIATE – Il presidente Manzo, euforico nel post gara come imponevano il palcoscenico, il punteggio e la nuova classifica, è sceso negli spogliatoi a dare il cinque alla squadra, per poi abbandonarsi ai cori da stadio che riecheggiano in questi casi. Il calcio non è una scienza esatta ma qualche regola vale pure in questo mondo: l’improvvisazione solitamente non paga, la programmazione invece sì. Aspettando le prossime 7 giornate, che non sono tante ma nemmeno poche, può incrociare le dita. La ruota, forse, ha girato.