Il direttore generale a sei giornate dal termine del campionato: “Possiamo farcela ma ancora non è finita, con il Grosseto a porte chiuse una gara piena di insidie. Dopo Terranuova abbiamo avuto paura e la paura ci è servita per dare il massimo. Il mio progetto è chiaro fin dall’inizio: per il domani ho tante idee che ora tengo per me. Plusvalenze? Salire di categoria ci aiuterebbe, con alcuni ragazzi abbiamo accordi vincolanti in caso di promozione. Con il presidente rapporto ottimo anche sul piano umano, pronti investimenti per il prato del Comunale e per l’impianto di Rigutino”
Sei giornate alla fine del campionato, 7 punti di vantaggio e il traguardo che comincia a vedersi all’orizzonte. L’Arezzo è in testa al campionato meritatamente: è la squadra che ha vinto di più (19 partite), quella che ha perso di meno (4 sconfitte) e che ha la difesa meno battuta (19 gol al passivo). Le 7 vittorie consecutive hanno sgranato la classifica, mettendo in discesa il finale. Ma ancora c’è un po’ di strada da fare e Paolo Giovannini lo sa.
Direttore, quale messaggio vuole lanciare a un mese e mezzo dalla fine della stagione?
Che abbiamo la consapevolezza di potercela fare. E che la sosta non ci porta grandi benefici. Dopo una striscia positiva come la nostra, era meglio continuare a giocare. Ma così è. Questa pausa ci consentirà almeno di recuperare a pieno regime Gaddini, Persichini e Poggesi. Farà bene anche a Gucci, che convive con un fastidio al collaterale da qualche settimana.
Dopo la pausa si giocano Grosseto-Arezzo e Livorno-Pianese. Chi rischia di più?
Io guardo solo a noi. Sarà una trasferta piena di insidie perché ci troveremo in un contesto insolito, senza pubblico. E come tutte le cose nuove, non sai quale reazione avrà la squadra. I nostri tifosi sono sempre stati un’arma in più.
Si aspettava una svolta del genere dopo la sconfitta di Terranuova?
Io sono sempre stato fiducioso, anche nei periodi più difficili. Alcune partite le abbiamo perse o pareggiate per l’imponderabile del calcio più che per nostri demeriti. E comunque per dare il massimo serve pure un po’ di paura. Dopo Terranuova ce l’abbiamo avuta e ci ha fatto bene.
Quanto c’è di Indiani in questo primo posto?
Il mister è un grande conoscitore di calcio. Adesso vedo una maggiore attenzione a livello comunicativo, lascia passare messaggi che toccano l’autostima dei ragazzi e rendono merito al valore degli avversari. L’approccio diverso alle partite passa anche da qui, perché poi come cura dei dettagli e intensità degli allenamenti, sia i giocatori che lo staff sono sempre stati molto bravi.
Sabato quando ha letto la formazione iniziale, cosa ha pensato?
Che avevamo una partita da vincere, stop. Le scelte tecniche sono del mister, se lui ritiene che possa fare delle rotazioni e che la rosa gli dia fiducia in ogni elemento, a me fa solo piacere. Che poi vorrei sfatare un luogo comune: noi abbiamo un organico di qualità ma non così numeroso. Abbiamo 11 over, tante squadre del girone ne hanno di più.
Ha già cominciato a programmare il futuro o l’incertezza del presente la costringe ad aspetttare?
Il progetto è chiaro fin dall’inizio, non mi sono mai nascosto: sono venuto ad Arezzo per vincere e mettere in piedi una struttura per la serie C. Però il campionato non è finito e non avrebbe senso correre troppo. Ho tante idee che mi frullano in testa, questo sì. E al momento le tengo per me.
C’è qualche giocatore che potrebbe portare una buona plusvalenza alla società?
La crescita di certi elementi è sotto gli occhi di tutti, non solo sotto i miei. Con alcuni ragazzi abbiamo accordi vincolanti in caso di promozione, mentre a differenza del passato non li abbiamo in caso di permanenza in serie D. Mi sembra un dettaglio da mettere in evidenza. E’ chiaro che salire di categoria renderebbe possibile una buona patrimonializzazione della società.
Un anno fa il presidente Manzo era contestato ferocemente, sabato è sceso in campo con la squadra per festeggiare con la sud. Che effetto le fa?
Sono contento per lui, se lo merita. Ho trovato una proprietà molto disponibile e attenta che mi ha consentito di lavorare senza ostacoli. Aggiungo che tra noi si è creato anche un bel rapporto umano oltre che professionale. Non è scontato nel calcio. Quest’anno, oltre che agli equilibri di campo, siamo stati attenti anche a quelli finanziari.
C’è qualcosa che non è andato per il verso giusto in questi mesi?
Ho sbagliato la scelta degli attaccanti all’inizio. Ho sottovalutato le difficoltà che Boubacar e Diallo avrebbero potuto trovare, anche se su Diallo ci sarebbe da fare un ragionamento più ampio. Resta un giocatore di grandi potenzialità. E poi cancellerei la domenica di Ostia, quando perdemmo 3-0. Dovetti andare via all’intervallo per il lutto familiare che mi aveva colpito, usai toni sbagliati nei miei messaggi post gara con la squadra e lo staff. L’aspetto emotivo ebbe il sopravvento.
Il prato del Comunale come sta?
Non così male. Sabato avremmo dovuto bagnarlo, è vero. Galardini Sport, l’azienda che se ne occupa, ci ha sempre lavorato con professionalità. Il fatto è che il campo dovrebbe respirare un po’, cosa impossibile fino a fine maggio. La società ci sta investendo tanto, come investirà circa 300mila euro sul rifacimento del manto a Rigutino.
Domani comincia la Viareggio Cup per l’Arezzo. Cosa si aspetta?
La Juniores si troverà davanti avversari più grandi anagraficamente, con tutte le difficoltà del caso. Ma per i ragazzi sarà un’esperienza bella e formativa.