Il colpo di Città di Castello (29 ottobre), l’impresa di Piancastagnaio (4 dicembre), i tre punti in extremis con il Poggibonsi (21 dicembre) e la clamorosa batosta di Terranuova (29 gennaio): quel giorno sembrava tutto finito e invece lì scattò la molla decisiva. A Ponsacco (26 febbraio) è nata l’alchimia per la volata finale, a Livorno (12 marzo) abbiamo capito che era cominciata la discesa
Ci sono partite che valgono più dei 3 punti in palio. Sono i crocevia della stagione, gli snodi cruciali che indirizzano il campionato da una parte o dall’altra. L’Arezzo quest’anno ne ha vissuti diversi: alcuni sono coincisi con vittorie fondamentali, altri con sconfitte brucianti ma molto utili per rimettersi in carreggiata.
Città di Castello-Arezzo 0-2
Trasferta delicatissima contro una squadra zeppa di ex e che in quel periodo (era il 29 ottobre) coltivava ancora ambizioni d’alta classifica. L’Arezzo, dopo le sei vittorie iniziali consecutive, aveva pareggiato con il Ghiviborgo e perso in casa con il Ponsacco. Castello era una trappola gigante, schivata con classe e autorità. Finì 2-0 grazie ai gol di Diallo e Convitto, figli di una prestazione con pochi rischi e tanta qualità, davanti al solito muro amaranto di tifosi. Una gran bella domenica.
Pianese-Arezzo 1-2
La settimana precedente la squadra aveva incassato la prima sconfitta esterna della stagione ad Aranova, contro l’Ostiamare. Indiani si era presentato ai microfoni allargando le braccia e ammettendo di “non sapersi spiegare” quel rovescio maturato già nel primo tempo. La Pianese era balzata a +5, con il rischio di allungare a +8 con tutte le conseguenze del caso. Sull’Amiata, il 4 dicembre, fu una giornata splendida a dispetto della pioggia incessante: partita maiuscola dell’Arezzo, autogol di Gagliardi e perla di Convitto in pochi minuti. Poi zero rischi dopo l’1-2 di Pinto. Per i 700 in trasferta un ricordo da sballo.
Arezzo-Poggibonsi 2-1
Sconfitta interna con il Tau Altopascio, pareggio a Trestina con i 3 punti sfiorati nei minuti finali. Tensione, fibrillazione, incertezze serpeggiano nella tifoseria e rendono lo scontro diretto con il Poggibonsi un match delicatissimo. L’Arezzo lo approccia bene, sblocca il punteggio con Gucci, non raddoppia e a metà ripresa viene raggiunto su rigore. Sembra finita e l’1-1 potrebbe aprire scenari cupi. Invece Bianchi, su punizione, segna il gol vittoria al 93′ e la Pianese, ad Altopascio, viene raggiunta sul 2-2. La classifica è salva, il Natale pure.
Terranuova-Arezzo 2-1
Ebbene sì, quel rovescio clamoroso è il grimaldello della promozione. Il 29 gennaio l’Arezzo perde fragorosamente 2-1, viene contestato dal pubblico e per la prima volta serpeggia insistentemente nell’aria il timore di aver buttato alle ortiche la stagione. La difesa becca troppi gol, gli attaccanti faticano a concretizzare, in mezzo al campo si va a corrente alternata. La Pianese nel frattempo ha preso un bel vantaggio e i segnali suonano sinistri. E invece, quel giorno lì, è scattata la molla decisiva. Ma ancora non lo sapeva nessuno.
Ponsacco-Arezzo 0-1
Meno belli, più concreti. Fedeli al nuovo motto, gli amaranto superano la prova del nove nel “pollaio”, sotto la pioggia battente, sferzati da una tramontana gelida, dimenandosi nelle pozzanghere. Il 26 febbraio la mutazione genetica si completa grazie al gol di Cantisani, una stoccata precisa, chirurgica che vale tre punti pesantissimi. La gioia finale, con la squadra che esulta davanti al settore popolato da 200 tifosi, fradici ma felici, è benzina sul fuoco dell’entusiasmo. L’alchimia per la volata finale è nata quella domenica.
Livorno-Arezzo 0-4
Quando si va all’Ardenza, la sensazione di avere l’obiettivo a portata di mano è concreta. Ma non si sa mai. In quello stadio poi è quasi sempre andata male, è solo il 12 marzo e mancano ancora diverse giornate. Contro gli antichi rivali, in uno stadio vero, con la cara, vecchia atmosfera di un calcio più consono al valore della piazza, finisce in gloria: 4-0 che spezza l’ultimo tabù e che chiude definitivamente il cerchio. L’Arezzo si avvia a vincere il campionato e il resto della storia è solo una lunga discesa verso la serie C.