Un anno e mezzo in amaranto con 21 gol segnati, un campionato vinto, una cessione al Foggia contro la sua volontà. Centravanti vecchio stampo, non era un uomo d’area ma era un uomo squadra. Cosmi e Graziani, Zampagna e Cipolli, Balducci e Minghelli: una carrellata di ricordi e aneddoti che testimonia quanto sia ancora saldo il feeling instaurato con la piazza. “Perché ad Arezzo mi sento come da nessun’altra parte”

Chioma al vento, corse a perdifiato e gol. Corrado Pilleddu ne ha segnati 21 in un anno e mezzo con la maglia amaranto, ha vinto un campionato, è stato ceduto contro la sua volontà. Generoso, indomito, battagliero, in campo non si risparmiava mai. Centravanti vecchio stampo per fisicità e interpretazione del ruolo, non era un uomo d’area ma era un uomo squadra. La palla andava a cercarsela con il cuore più che con la tecnica, anche se in acrobazia era abilissimo e ha firmato segnature da applausi.

L’Arezzo lo prelevò dal Ponsacco, insieme al suo amico Andrea Cipolli, nell’estate del 1997. Con i rossoblu, l’anno prima, aveva bucato gli amaranto sia all’andata che al ritorno, guadagnandosi le attenzioni della dirigenza e gli improperi dei tifosi, che diventarono applausi già in precampionato. Perché Bobo è uno di quelli che se ce l’hai contro ti manda in bestia. Ma se ce l’hai dalla tua parte, non puoi non amarlo.

E infatti il legame con la piazza è rimasto intatto anche a distanza di 26 anni e anche dopo la sua partenza per Foggia. Pilleddu nella prima stagione in amaranto segnò 14 gol, trascinò la squadra ai playoff e quindi alla C1, per poi mettere dentro altri 7 palloni nella stagione successiva, chiusa anzitempo.

Bravo di testa, furbo nel corpo a corpo, aveva un tiro velenoso e una coordinazione che gli consentiva di trasformare in assist semplici cross buttati in mezzo. Ad Arezzo, quando torna, è sempre una festa. Con Graziani e Cosmi aveva un rapporto che andava oltre gli schemi classici, corroborato da una complicità che nel calcio di oggi è sempre più rara.

Pilleddu è uno che rischiò la rissa in autogrill, mentre tornava a casa sua, a Genova, perché i tifosi dello Spezia lo riconobbero e volevano fargli la festa. Lui, ovviamente, non si era tirato indietro. E’ uno che nel 2005, quando il Genoa di Cosmi affrontò l’Arezzo di Tardelli a Marassi, si piazzò davanti all’ingresso del settore ospiti per salutare i tanti aretini presenti.

Nell’intervista concessa ad Amaranto Social Club, ha ripercorso i mesi intensi della sua avventura amaranto. Ha snocciolato aneddoti e ricordi che riguardano Cosmi e Graziani, Zampagna e Cipolli, Balducci e Minghelli, compagno di squadra e di tante serate senza pensieri. “Ogni volta che vengo ad Arezzo – ha detto – mi dico che dovrei comprare casa qui. Perché qui mi sento come da nessun’altra parte”.