il gol del 3-0 di Allegretti

Per un tempo l’Arezzo si è consegnato al Pineto senza colpo ferire. E si è capito che la poule scudetto, a ben guardare, rappresentava un peso più che un’opportunità. Eppure, dopo il 3-1 alla Giana, la qualificazione alla semifinale era a portata di mano. Per fortuna l’obiettivo grosso era già stato centrato e il nuovo corso societario invita all’ottimismo

La stagione finisce qua, in modo brusco e inatteso. Considerate le premesse, e il fatto che pure una sconfitta di misura sarebbe bastata per andare in semifinale, l’epilogo lascia un bel po’ di rammarico, sia per la mancata qualificazione sia perché gli avversari, tutti e legittimamente, godono nell’esibire lo scalpo dell’Arezzo. E consegnarlo senza colpo ferire, come accaduto in un primo tempo esangue come quello di ieri, non è il massimo della vita. Passerà.

Diciamo che, fin dall’inizio, si era capito che questa poule scudetto era più un peso che un’opportunità. Ed è pure comprensibile, anche se giocarla ad Arezzo, con decine/centinaia di tifosi al seguito, non è come giocarla a Pineto o a Gorgonzola, con tutto il rispetto. Questo dettaglio, anche mettendo nel conto la lunga serie di infortunati, è stato un po’ sottovalutato. Lo stesso Indiani, sabato mattina, aveva confessato che, potendo scegliere, avrebbe preferito arrivare alla finale di Coppa Italia piuttosto che a quella per il tricolore. E la squadra, nel bene e nel male, assorbe lo stato d’animo del mister.

In generale, la squadra è sempre stata bella, elegante, combattiva quand’è servito ma mai sopra le righe. L’Arezzo ha vinto il campionato perché era più forte, mai perché ci ha messo più malizia degli avversari. Anzi, la malizia proprio non fa parte del dna di questa rosa. Pure i senatori sono sì esperti ma non sono figli di buona donna. A Ghivizzano con il Tau, per poco non finisce 6-0. Il Trestina, la settimana dopo, è andato vicino al 3-0. In certi casi, da che calcio è calcio, quando s’intravede la mal parata qualcuno si mette in mezzo e dice: “ok, stop, finiamola qui”. Ieri sarebbe bastato poco per incanalare la gara: vincono loro di misura, l’Arezzo passa per differenza reti e il 28 il Pineto va a fare la finale di Coppa Italia con la Giana. Tutti contenti. Invece no.

Premesso ciò, e utilizzando il buonsenso, c’è tutto il resto. Cala il sipario su un’annata trionfale, chiusa con il ritorno tra i professionisti che era l’obiettivo primario. Oltre ai risultati sportivi, c’è un nuovo corso societario che si sta concretizzando in investimenti sulle strutture, attenzione ai bilanci, programmazione tecnica. Non è sbagliato pensare a un futuro roseo e stabile, finalmente, in un girone di serie C che si preannuncia ricco di incroci suggestivi. A Pineto si doveva perdere in modo diverso, è vero, ma ce ne faremo una ragione. L’anno del centenario non poteva cominciare meglio di così, sperando che i prossimi sei mesi siano dello stesso tenore.