Davide Di Pasquale (foto Instagram)

Classe 1996, mancino, nelle ultime due stagioni ha vestito la maglia rossonera dove era compagno di squadra di Ogunseye, altro obiettivo di mercato dell’Arezzo. Pescarese, pupillo di Zeman, ha giocato anche cinque stagioni con la Samb

La trattativa per Marco Bellich (1999) si stava allungando troppo e dal Vicenza, che ha sotto contratto il calciatore, era arrivata un’apertura solo per il prestito. Così l’Arezzo ha virato su Davide Di Pasquale (1996), capitano del Foggia, con cui in due stagioni ha messo insieme 55 presenze e 4 gol. Mancino, alto un metro e 81, è un giocatore rapido, aggressivo sull’uomo e disinvolto quando c’è da far partire l’azione: quest’ultima è una caratteristica che ha orientato le ricerche di Giovannini e Cutolo, su indicazione di Indiani.

Pescarese di nascita, cresciuto nel vivaio biancazzurro, Di Pasquale ha giocato anche con Giulianova e Campobasso in serie D, prima di salire tra i professionisti con la Samb nel 2016. In rossoblu 84 apparizioni e 4 gol nell’arco di 5 stagioni, costellate dal brutto infortunio al ginocchio nel dicembre 2018, ormai alle spalle.

Negli ultimi due campionati, il difensore ha indossato la fascia di capitano e la maglia del Foggia, con cui a giugno è arrivato alla finale playoff per la B, poi persa contro il Lecco (era in squadra con Ogunseye, altro obiettivo di mercato dell’Arezzo). Titolare del reparto arretrato fino a febbraio, ha perso il posto per un malanno muscolare e di lì in avanti ha visto poco il campo. Resta comunque un elemento apprezzato dal punto di vista tecnico e caratteriale, tant’è che Zeman (che lo ha allenato allo “Zaccheria” nella stagione 2021-22), stava cercando di riaverlo con sé a Pescara.

Di Pasquale, suo malgrado, è stato anche protagonista di un brutto episodio di cronaca poche settimane fa. La sua auto dopo la sconfitta nella finale playoff, venne danneggiata da colpi di arma da fuoco per mano di ignoti. Fu proprio il giocatore, però, a stemperare i toni, spiegando che a suo parere si trattava di un gesto non riconducibile alla tifoseria.